“L’approvazione quasi unanime da parte del Senato, dopo sei mesi di lavoro in commissione, è un ottimo risultato che spero presto venga fatto proprio dalla Camera dei Deputati per diventare legge dello Stato italiano. In un settore chiave per l’economia e la concorrenza vengono finalmente omogeneizzate le regole italiane a quelle europee, puntando all’obiettivo dell’efficienza e della trasparenza dei comportamenti degli operatori pubblici e privati.
Dalle 20.000 stazioni appaltanti, oggi operanti in Italia, con l’attuazione della legge delega ne resteranno meno di 200 su tutto il territorio nazionale, garantendo inoltre un nuovo meccanismo per l’aggiudicazione degli appalti: non più quello del massimo ribasso, ma quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Il massimo ribasso è arrivato a produrre sconti anche del 70 per cento, con conseguenze facilmente immaginabili in termini di risultati scadenti e di iniquo trattamento dei lavoratori. Inoltre, la stazione appaltante e non più l’impresa, sceglierà il direttore dei lavori all’interno di un albo costituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con l’obbligo di un’ampia rotazione dei collaudatori e con il divieto di assegnare una pluralità di incarichi a uno stesso collaudatore. Una procedura analoga è prevista per i commissari delle gare d’appalto, che saranno individuati con sorteggio in una lista costituita presso l’Autorità nazionale anticorruzione, alla quale è attribuito anche l’incarico di redigere i bandi e i contratti tipo così da annullare tutti i rischi di migliaia di bandi di gara oggi redatti dalle stazioni appaltanti senza alcun coordinamento.
Anche l’istituto giuridico delle concessioni sarà disciplinato con regole di stampo europeo: gare per la loro assegnazione e gare per i lavori c.d. in house, ampliando gli spazi di concorrenza in mercati molto rilevanti.
Il nuovo codice interviene con forza nella regolamentazione della fase progettuale e questa apertura è una vera rivoluzione per il nostro Paese. Il provvedimento non soltanto rimette al centro delle grandi e piccole opere la progettazione, non soltanto abolisce l’assegnazione col massimo ribasso degli incarichi di progettazione, non solo costituisce un forte stimolo alla crescita della professionalità dei progettisti, ma può anche garantire un serio miglioramento della qualità delle opere. Sostenere il progetto, attribuirgli centralità rispetto alle pur rilevanti fasi della realizzazione, significa aver fatto tesoro della lezione che ci viene dall’esperienza pluriennale del sistema delle opere pubbliche. Chiunque analizzi con attenzione e onestà le ragioni che hanno contribuito nel nostro Paese ai ritardi, agli errori, alle brutture, all’aumento dei costi, alla presentazione di infinite riserve, all’approvazione di migliaia di varianti in corso d’opera e persino al diffondersi della corruzione, constaterà come alla base di tanto spreco c’è stata spesso una sottovalutazione dell’importanza del rigore e della qualità del progetto, se non, addirittura, una sua subordinazione agli interessi economici dell’impresa realizzatrice.
Quando una riforma è costruita con la condivisione e un vasto confronto riesce a diventare una buona riforma utile al Paese e alle nuove generazioni.”