Riceviamo e pubblichiamo
Alle volte, da molisano (per quanto residente nel Lazio da anni), mi domando perché ogni volta che il Molise assurga ad un po’ di notorietà, si riesca sempre a trovare il modo di alimentare una polemica.
L’uscita di De Niro sul Molise indubbiamente è frutto di una boutade, tra l’altro confuso inizialmente con l’Abruzzo (ma probabilmente, visto che le origini risalgono ai bisnonni emigrati nel 1890, gli è stata tramandata questa localizzazione), tuttavia ha fatto il giro del mondo. Il Molise è stato citato contemporaneamente su quotidiani britannici e tedeschi, francesi e argentini. E ciò non è avvenuto per un terremoto, come nel 2003.
Il vero nodo è saper sfruttare queste (rare) occasioni di promozione, dal momento che in 53 anni di autonomia regionale sul fronte della visibilità esterna è stato fatto davvero poco, preferendo per lo più micro-interventi – anche dispendiosi – per alimentare inutili iniziative locali o inefficaci azioni oltreconfine.
Bene ha fatto, ad esempio, l’associazione “Forche Caudine” a lanciare la proposta di “De Niro governatore per un giorno”, che ha permesso di aprire importanti vetrine sul Molise sui maggiori quotidiani, in radio nazionali o nei tg della Rai. I responsabili dell’associazione hanno saputo cogliere l’assist offerto – involontariamente – da De Niro per parlare delle eccellenze del territorio, da San Vincenzo al Volturno a Pietrabbondante, dalla Tintilia all’Homo aeserniensis. Un’operazione di marketing territoriale in linea con quanto porta avanti da anni l’associazione dell’emigrazione molisana, che sottolinea l’importanza del coinvolgimento diretto delle persone d’origine molisana realmente celebri (da Elio Germano ad Alessandra Mastronardi, da Toquinho a Don Delillo, da Venditti a Castellitto, ecc.).
Probabilmente servirebbe al Molise più una presenza di De Niro a Ferrazzano che non anni di inutili pubblicazioni che finiscono impolverate in qualche magazzino istituzionale.
Viceversa, in questi giorni dal Molise non sono mancate polemiche addirittura politiche su questa uscita dell’attore hollywoodiano. Dal momento che De Niro s’è professato democratico, l’ordine di scuderia a destra è stato quello di alzare muri. Persino Giorgia Meloni l’ha fatto in un twitt.
Personalmente credo che divisi non si vada da nessuna parte. E che, almeno in questo caso, andrebbe apprezzato l’attore De Niro, icona mondiale, e non le sue uscite su Trump che saranno presto dimenticate.
Valerio Mancini