Questa mattina in Senato abbiamo approvato il ddl sul lavoro autonomo per garantire alcune prime forme di tutela sociale, oggi assenti, a quanti non imprenditori svolgono un lavoro senza vincolo di subordinazione. Con questo provvedimento, innanzitutto, si definisce il lavoro autonomo come occupazione senza vincolo di subordinazione e quindi di orario e di luogo di prestazione.
E’ una linea di demarcazione fondamentale, stabilita dalla riforma del lavoro per smascherare abusi e false partite Iva e riconoscere più diritti ai tanti lavoratori autonomi non imprenditori del nostro Paese, soprattutto giovani.
Secondo l’ultimo Rapporto Censis, infatti, l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di giovani lavoratori autonomi, 941 mila tra i 20 e i 34 anni, contro gli 849 mila inglesi e i 528 mila della Germania. Il tentativo che si prova a realizzare con questa normativa è quello di garantire tutele e riconoscere diritti ai lavoratori autonomi: si estende il congedo parentale di 6 mesi ai genitori entro i 3 anni di vita del bambino; si riconosce l’indennità di maternità pur continuando a lavorare; in caso di infortunio o malattia viene sospeso il pagamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi e sono estese le tutele per la sicurezza e per la prevenzione dagli infortuni e dalle malattie.
Sul fronte economico, si aumentano le deduzioni e viene applicata la tutela dei tempi di pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche, mentre i liberi professionisti potranno aggregarsi in reti, consorzi o forme associate per accedere ai bandi di gara.
I centri per l’impiego e gli intermediari dovranno dotarsi si uno sportello dedicato al lavoro autonomo.
E’ del tutto evidente come sia necessario verificare l’efficacia e la ricaduta di questa normativa a sei mesi dall’entrata in vigore: è una prima azione concreta che garantisce diritti e tutele a tanti giovani lavoratori autonomi.
Sen. Roberto Ruta