E’ la recessione, la bestia nera degli italiani, anche se quest’ultima non deve spaventare eccessivamente perché si registra un netto miglioramento su altri fronti. Questa è la fotografia scattata dall’Istat che mostra che, proprio a causa delle recessione, esiste ancora un divario consistente tra Sud e Nord il che non permette la crescita uniforme ed omogenea del Paese. A dare contezza alle differenze c’è il soprattutto il guadagno che si attesta attorno al 37% in meno per abitante. Dato che aumenta ancora di più le distonie che riguardano sia i ricchi sia i poveri, nonostante ci sia una lieve risalita che potrebbe far sperare per un futuro più tranquillo. Il tutto, sulla base dei dati Europei, dove il mercato del lavoro e l’abbandono scolastico sono i due punti cruciali da tenere sotto controllo. A registrare il polso della situazione nel Paese come sempre è l’Istituto di ricerca statistica che, nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile diffuso recentemente, ha esaminato l’intero territorio nazionale grazie a 130 campanelli di allarme che mostrano una situazione poco confortante.
Strumenti che svelano come l’aumento del reddito pro capite non vede una riduzione della forbice tra benestanti e non abbietti, tant’è che il divario resta il più alto degli ultimi dieci anni con l’Italia sopra la media Europea dove vivono 4,5 milioni di persone in stato di povertà assoluta. Per il direttore del dipartimento per la produzione statistica, Roberto Conduci, il cosiddetto gap registrato nel Sud rispetto al resto della nazione è ancora elevatissimo soprattutto per quando riguarda i comparti occupazione, qualità del lavoro e condizioni economiche minime; ecco perché il rischio di cadere nella trappola della povertà è triplicato con dati preoccupanti che fanno da pendant con lo stato di salute che vede un abbassamento, specialmente in questo anno, dell’età media da 82,6 a 82,3 anni.
Si tratta di un quadro certamente poco confortante, prosegue Colucci, causa la crisi che ha inciso sui rapporti sociali, anche perché la soddisfazione per le relazioni interpersonali è molto bassa tanto da assistere a una discesa vertiginosa della cosiddetta partecipazione civica nei confronti della politica e delle istituzioni, nonostante un’inversione di marcia che resta alta. Tuttavia vi sono alcuni comparti che sono stati promossi e pieni voti come: forze dell’ordine e vigili del fuoco, oppure lavoro e istruzione, dove si riduce per la prima volta dopo anni, il numero dei giovani disoccupati e non impegnati nello studio, anche se la quota non è soddisfacente. Proseguendo nella disamina delle positività promosso il patrimonio culturale che conserva il primato mondiale.
Primato che tuttavia potrebbe essere perso per l’avanzare del Paese della “grande muraglia” che ci tallona grazie all’aumento dei beni che hanno ottenuto il riconoscimento dall’Unesco. Gradino più alto in fatto di sicurezza, tant’è che siamo tra i Paesi con la più bassa incidenza di omicidi, anche se siamo penalizzati per quanto riguarda i furti e la rapine dove si registra un livello di massima allerta. Indici che letti singolarmente, possono apportare benefici al Paese, ma che analizzati attentamente fanno la differenza che indica che viviamo in una realtà dove, purtroppo, non esiste la certezza assoluta; ecco il perché delle percentuali e dei numeri sempre più altalenanti.
Massimo Dalla Torre