Risulta davvero molto complicato capire l’entusiasmo che accompagna la pubblicazione dei dati ISTAT sull’occupazione ne’ si comprende come la paventata crescita possa in qualche modo essere associata al Jobs Act. E’ del tutto evidente, infatti, che l’incremento occupazionale degli over 50 associato a una crescita della disoccupazione giovanile trova la sua spiegazione negli effetti della legge Fornero che ritarda la fuoriuscita dal lavoro e inibisce il turn over condannando i giovani a rimanere fuori dal Mercato del Lavoro. I giovani e
coloro che si collocano nelle fasce centrali di età sono, infatti, i soggetti più deboli all’interno di un sistema in cui la riforma del lavoro li ha condannati alla precarietà, alla ricattabilità e a subire abusi quali quelli dell’uso improprio dei tirocini che troppo spesso sostituiscono il lavoro contrattualizzato. Una debolezza strutturale del Mercato del Lavoro che trova conferma nel fatto che i 580 mila posti di lavoro in più rispetto al 2016 sono per la stragrande maggioranza (500mila) lavori a termine mentre il tempo indeterminato mostra ancora un dato negativo.
A tutto ciò si aggiunge una crescita del 4% delle domande di disoccupazione accompagnato da un calo consistente dell’uso degli ammortizzatori sociali. Questo dato mette in rilievo che la riforma degli ammortizzatori sociali, introducendo ristrettezze e aumenti degli oneri a carico delle imprese, porta queste ultime a preferire i licenziamenti all’uso delle misure conservative. Un quadro che descrive un sistema produttivo in difficoltà che non riesce a dare risposte adeguate alla crisi e che ancora una volta riporta intatta tutta la criticità del fallimento di provvedimenti a breve respiro quali bonus e decontribuzioni. Sono necessarie, quindi, politiche strutturali e investimenti pubblici che possano creare lavoro stabile e dignitoso e possano favorire la crescita e lo sviluppo. Gli entusiasmi strumentali non ci affascinano soprattutto se descrivono un mondo che non esiste e se si scontrano con una realtà diversa fatta di precarietà, disoccupazione, povertà e negazione di diritti e tutele.
Il responsabile del Mercato del Lavoro CGIL Molise
Lucia Merlo