A luglio, a livello nazionale, le richieste di cassa integrazione sono state 52,4 milioni, per un totale di 308 mila potenziali posti di lavoro salvaguardati. Certamente si è in presenza di un calo non insignificante delle richieste di ore di cassa integrazione da parte delle imprese: si riduce l’utilizzo di questo strumento sia rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (-26,9%) sia, anche se in maniera meno importante, rispetto a giugno (-22,8%).
Flessione che tra giugno e luglio di quest’anno, si registra per tutte e tre le gestioni di cassa integrazione ed, in maniera preponderante, soprattutto per quella in deroga (-48,6%) poiché, come informa la stessa Inps, ha influito la concomitanza di mancanza di risorse assegnate alle Regioni e la riduzione della durata “autorizzabile” per effetto dei decreti del 2014 (tetto massimo di 5 mesi).
“Il generale calo mensile registrato nel mese di luglio, in particolare rispetto alle gestioni Ordinaria e Straordinaria, potrebbe essere un segnale positivo poiché indicherebbe una ripresa della produzione se, però, fosse accompagnato da altri due indicatori: meno domande di disoccupazione e più occupati” Commenta i dati Guglielmo Loy, Segretario confederale della UIL. “Purtroppo non è ancora così, in quanto c’è una ripresina delle domande di Naspi (le domande presentate tra maggio e giugno sono state oltre 150 mila e si riferiscono ai rapporti di lavoro cessati a partire dal 1 maggio scorso) il che segnala un parziale travaso verso la vera e propria disoccupazione di persone che erano in aziende in difficoltà”.
In sintesi, il dato sugli ammortizzatori, secondo la UIL, fotografa lo stato della nostra economia: una ripresa debolissima che ancora non è sostenuta da efficaci politiche per la crescita.
Ma anche “la ripresina” non c’è ovunque nel nostro paese in modo omogeneo. In 9 Regioni si registra un aumento di cassa integrazione fra giugno e luglio: in testa la Liguria per il maggior incremento di ore richieste rispetto a giungo dovuto ad un picco molto forte di ore di CIGS dovuto alla massiccia dose di richieste provenienti dalle aziende di Imperia e Genova; segue la Calabria e la Sardegna regioni in cui il motore dell’incremento di richieste è anche in questo caso la CIGS.
Ed anche il Molise appartiene a questo ristretto gruppo di regioni dove si registra un aumento di richieste di cassa integrazione fra giugno e luglio: a giugno riguardava 2.895 lavoratori, a luglio quasi mille in più (per la precisione 3.848). Anche nella nostra regione la crescita di ore richieste è direttamente ricollegabile ad uno stato di crisi strutturale delle aziende come dimostrato dai forti aumenti di CIGS. Le richieste di ore aumentano in 35 province nel contesto nazionale e, anche qui, al terzo posto, subito dietro Enna e Reggio Calabria, troviamo Isernia dove l’incremento fra giugno e luglio è stato pari all’800%!
“Confrontando i dati dei primi mesi di quest’anno con quelli dell’analogo periodo del 2014 riferiti al Molise (erano 3.891 lavoratori e quest’anno sono stati 2.218) le cose sembrerebbero andare meglio. Ma non è così, secondo Tecla Boccardo, leader della UIL molisana, la verità è che per molti lavoratori anche la cassa integrazione, di un tipo o dell’altro, è finita, per tantissimi è finito anche il periodo di disoccupazione ed oggi non c’è alcun tipo di protezione previdenziale o ammortizzatore sociale.
“Per questo c’è bisogno di una diversa strategia per il lavoro in generale nel nostro Paese, ma specie per il Sud, e ancora di più in Molise. A forza di politiche passive per il lavoro il Molise è stato addormentato: un po’ di ammortizzatori sociali, una bella dose di lavoro in nero e irregolare, qualche solidarietà familiare, la piccola economia agricola, e si tira avanti. I molisani stessi sembrano arresi e sfiduciati”.
La UIL l’ha già detto chiaro nei giorni scorsi con il Decalogo per cogliere tutte le opportunità che derivano dal riconoscimento dell’Area di Crisi: “E’ il momento di girare pagina con investimenti pubblici e privati, ottimale utilizzo delle risorse europee, attrazione di imprenditori veri. Restituire un’occupazione a tutti coloro che hanno perso il lavoro in questi anni, costruire una prospettiva per i tanti precari e per i giovani, riqualificare i lavoratori, prevedere agevolazioni e sgravi fiscali e contributivi per i nuovi posti di lavoro. Progettare uno sviluppo equilibrato e sostenibile che offra un’opportunità concreta per ogni molisano”.