In Poste Italiane vi è parità di trattamento e grande uguaglianza fra i lavoratori a tutti i livelli, senza differenze fra operatori di base ed alti dirigenti. Questa è stata la conclusione di un recente studio condotto all’interno dell’azienda. Analizzate bene le situazioni – suggerisce il Segretario CISL Poste Abruzzo Molise Antonio D’Alessandro -, si è scoperto che fra un piccolo dipendente, proprio un tizio qualunque, ed un alto dirigente, un Amministratore Caio, le analogie sono davvero notevoli. Infatti il dipendente tizio è controllato da orari, timbrature, turni, straordinari mal pagati, è sollecitato da risultati commerciali, massima scrupolosità nel servizio, ferie da smaltire, pressioni da parte dei clienti e dei superiori, e-mail e messaggi d’ogni tipo anche minacciosi e mille e mille difficoltà lavorative in ambienti spesso insicuri e trasandati, con il rischio di rapine o – peggio – di licenziamento senza causa; allo stesso modo l’Amministratore Caio è stressato da lusso sfrenato, vita dorata, auto blu, interviste, riconoscimenti, premi, vantaggi d’ogni genere e mille e mille privilegi e prerogative, in un ufficio arredato con centinaia di migliaia di euro, con il rischio che qualcuno si accorga dei risultati pessimi che raggiunge o – peggio – con il timore che Staffelli decida di passare per la consegna di un bel tapiro…
Ma le analogie non si fermano qui – precisa Antonio D’Alessandro – infatti sembra che, alla fine, la soluzione per i problemi del lavoratore tizio e dell’Amministratore Caio sia la stessa: un bel certificato medico! In questo il dirigente è stato d’esempio: è già in malattia! Ed anche le motivazioni mediche sembrano le stesse: stress da superlavoro, risultati che non arrivano, vita sregolata e, soprattutto, uno stipendio da fame!
Tuttavia, oltre a tante analogie, è presente anche qualche piccola differenza. Infatti, abbiamo – continua il Segretario Interregionale della CISL Poste Antonio D’Alessandro – chiesto al piccolo dipendente di Poste, sempre il tizio qualunque, a quanto ammonta il suo stipendio, e la risposta è stata milleduecento euro. Ponendo la stessa domanda non a tizio ma a Caio ecco che la cifra si moltiplica, ma solo di poco: appena mille volte! Tale è infatti la leggera sproporzione fra milleduecento ed un milione e duecentomila euro. Inoltre – conclude Antonio D’Alessandro -, si è rilevata un’ulteriore differenza fra tizio e Caio: quando si ferma il lavoratore tizio, si ferma il servizio postale, con danno all’azienda stessa; quando invece si ferma l’Amministratore Caio, non fa nulla, nel senso che, se non fa proprio nulla, almeno non provoca all’azienda ulteriori danni