Dal Corriere/ Molise, la beffa del catamarano comprato con 8 milioni del sisma

Per la Regione doveva rilanciare il turismo con la Croazia. È fermo da 10 anni, le aste vanno deserte. È ormeggiato in porto, il prezzo di partenza è sceso a 1,8 milioni
di Paolo Di Stefano da www.corriere.it

L’ottimismo futurista del suo nome, «Termoli Jet», prometteva indubbiamente di più, anche se si trattava non di un aereo ma di un catamarano. Una strepitosa nave che, per assurdo, prevedeva appunto di prendere il volo e soprattutto, sulle sue ali metaforiche, di far volare l’interna economia del Molise prostrata dal terremoto del 2002. In realtà, un oggetto da sogno, che, utilizzando 8 milioni di finanziamenti pubblici di un programma pluriennale previsto per rimediare ai danni del sisma e dell’alluvione del 2003, avrebbe dovuto cambiare le sorti della regione come per incanto.
Il «Termoli Jet» fu voluto dall’ex governatore Michele Iorio con il fermo proposito di rilanciare il turismo offrendo insperati collegamenti verso la Croazia con il miraggio dell’apertura di un corridoio balcanico e magari la trionfale conquista del mercato dei pellegrini diretti a Medjugorje. E siccome gli incantesimi, per essere tali, si devono concretizzare in un attimo o poco più, forte di questa convinzione, il presidente si era precipitato sul maestoso progetto con una tale foga che l’erezione della grande opera fu assegnata direttamente a una società privata, evitando di perdere tempo con un bando pubblico.
Il collegamento con la Croazia
Doveva essere l’uovo di Colombo, finalmente individuato dalla nuova lungimiranza dell’amministrazione regionale: «Termoli Jet — assicurò nel 2010 Iorio mostrando con fierezza il bolide all’ambasciatore croato Tomislav Vidosevic in visita ufficiale — è la concretizzazione di un preciso progetto teso ad allacciare stabilmente rapporti tra il Molise e l’altra sponda dell’Adriatico al fine di sviluppare un fruttuoso rapporto commerciale, turistico e culturale». Ma si sa che le favole — come le ciambelle, i sogni di gloria e alcuni «precisi progetti» — non sempre riescono col buco: e se il lieto fine non necessariamente si realizza, è una autentica rarità vedere addirittura la bacchetta magica abbandonata in un angolo come un ferro vecchio.
Il flop e l’asta
Così, l’uovo di Colombo si rivelò il più classico dei flop, poiché il Jet d’oro, salpato per la prima volta nel 2004, non sarebbe mai riuscito davvero a prendere il volo, incapace di sollecitare le brame turistico-culturali nonostante le offerte sempre più low cost per vincere la concorrenza dei porti vicini. Iorio parlò di «problemini di carattere burocratico-amministrativo», quando già la fiaba era finita in tribunale per l’assegnazione privata (il percorso giudiziario si sarebbe chiuso decretando che non ci fu truffa né danno erariale). Intanto, però, l’ex bacchetta magica, ovvero il catamarano triste, è stata messa all’asta. Una prima volta, nello scorso giugno, con un prezzo di partenza di due milioni e 216 mila euro (un quarto della cifra pagata a suo tempo dalla Regione): e fu il deserto. E una seconda volta giovedì 29 settembre, con base d’asta di un milione e 883 mila euro: nuovo deserto.
Le spese di mantenimento
Nel frattempo, dopo il naufragio dei sogni di gloria regionali, rischia di andare a picco pure quel prodigio di tecnologia marittima in disarmo che da oltre dieci anni pesa sulle casse regionali anche per le persistenti spese di mantenimento: un prodigio svalutato al punto da non trovare un acquirente neanche a cifre da saldi stagionali.
È imminente un nuovo tentativo d’asta: «L’interesse c’è — dichiara la società che si occupa della (s)vendita — ma ottenere prestiti dalle banche, di questi tempi, è difficilissimo». Ma dai!, verrebbe da esclamare. Fatto sta che un ex incantesimo messo vanamente all’incanto non si era mai visto.

Commenti Facebook