Dopo la notizia che abbiamo anticipato ieri, ossia quella che il New York Times ha inserito il Molise tra le 52 mete turistiche preferite del 2020, riportiamo un aticolo del Corriere.it a firma di Franco Arminio, che parla del Molise, di un riscatto se vogliamo, di una terra sconosciuta ma che ha molto da offrire in termini turistici , storici e paesaggistici.
Prima la Puglia, e poi Matera, e adesso il Molise. Continua l’attenzione a un Sud che una volta era poco conosciuto. C’è da sperare che ora arrivi anche la Calabria. In Molise più che altrove si sente il silenzio di chi se n’è andato e quello di chi non è venuto. È una regione senza l’evidenziatore, colore chiaro, umore sincero, atteggia-mento poco vanitoso. I molisani non sembrano scalpitare per dare notizie dei loro luoghi. Entrando in Molise sulla strada che collega Benevento a Campobasso compaiono le rovine romane di Sepino. Una piccola Pompei, ma senza file e senza pagare il biglietto. Parcheggi e a venti metri dalla strada sei dentro lo stupore.
Un altro sito archeologico pregiato, ma in questo caso meno a portata di mano, è il teatro sannitico di Pietrabbondante. È davvero scandaloso che pochi italiani conoscono questo posto, ma in un certo senso è anche una fortuna. In Molise non vedi mai quella vernice omologante che il turismo fornisce ai luoghi. Il poeta Rimanelli pensa al Molise come alla «freccia d’oro che ho nell’addome». Lui, come tanti, ha vissuto fuori dalla sua terra.
La gente è partita e continua a partire, ma i paesi ci sono ancora: Castel San Vincenzo, Capracotta, Fornelli, Roccamandolfi, Montemitro, Frosolone, Larino, Venafro, Agnone, Vastogirardi, Castelpetroso, Oratino, solo per citarne alcuni. ( continua )