Simonetta Tassinari e’ un’autrice poliedrica, i suoi sono interessi che spaziano dai saggi filosofici e politici, alle pubblicazioni di contenuto storico e ai romanzi. Temporalmente la sua è una produzione concentrata e costante, basti pensare che appena l’anno scorso è uscito ‘La casa di tutte le guerre’, edito da Corbaccio, che ha riscosso buon successo sul territorio nazionale, mentre l’anno prima il suo monumentale Mexica aveva varcato i confini europei sbarcando nelle Americhe, sulle rotte di Colombo, con un occhio malizioso puntato sui conquistadores e l’altro affettuoso e solidale sui popoli indigeni. Quest’anno, invece, nella sua proteiformita’ di interessi e generi, ci ha regalato una nuga, una chiacchiera divertente sulla generazione smartphone-munita, raccontata in “La sorella di Schopenhauer era una escort”, che verrà presentata venerdì prossimo a Campobasso al liceo Romita, dove la prof Tassinari insegna storia e filosofia. È nella sua scuola che è avvenuta l’intervista.
Qual è il ritratto degli studenti di oggi?
“Oggi gli studenti in fondo sono come quelli di ieri, solo che si sono affinati nelle tecniche per copiare i compiti. Soccorsi dalle nuove tecnologie, hanno infatti ampliato gli strumenti, aggiungendo alle vecchie e consolidate tecniche, le nuove, tra cui domina l’utilizzo dello smartphone, vero incubo dei professori”
Ma le nuove tecnologie li aiutano a sbagliare meno?
“Direi di no. Per quanto scaltri, allenati e velocissimi nell’usare lo smartphone, gli errori appaiono e grossolanamente sia perché spesso le fonti cui si rivolgono su internet sono non sempre attendibili, sia perché anche noi prof abbiamo il nostro cellulare e li sgamiamo facile anche quando hanno utilizzato una fonte adeguata e la risposta è corretta”.
Nel libro sono riportate tante risposte molto poco sapienti e direi autenticamente esilaranti da parte dei ragazzi, vuole ricordarne qualcuna?
“Beh, innanzitutto quella che da’ il titolo al libro. Davvero uno studente aveva frainteso al punto che la leggerezza della sorella di Schopenhauer, posta a confronto con la severità e misantropia del filosofo, era stata scambiata per ben altro, tanto da condurlo a pronunciare la mitica frase: ‘ la sorella di Schopenhauer era una escort’! Oppure, mi viene in mente l’interpretazione Prozac data da uno studente sul perché Mazzini vestisse di nero, la sua risposta fu ‘perché era depresso’ “.
Il libro è divertente e ironico, ma non è un po’ impietoso nei confronti dei ragazzi?
“Direi proprio di no. Da una parte perché i ragazzi di oggi non sono assolutamente peggiori di quelli di ieri, dall’altra perché amo fare il mio mestiere e nutro fiducia e affetto nei loro confronti”.
È’ vero al punto che nel libro appare chiaro che in tutti, anche negli adulti e non solo tra i ragazzi, vi è il bisogno di barare e presentarsi più bravi di quel che si è. Il fenomeno scaturisce da cosa?
“Alla fin fine dall’amor proprio e dall’insofferenza ad essere valutati e giudicati di continuo, a scuola così come nel lavoro e in genere nella vita“.
A proposito di giudizio, qual è il ministro della pubblica istruzione che valuta positivamente?
“Ahimè nessuno, al punto da non averne proprio ricordo; si vede che è intervenuto un meccanismo naturale di autodifesa, che me li ha fatti obliare. Ho però dichiarato nel libro che la Gelmini la ricorderò eccome per aver messo a morte una disciplina: la geografia. Al suo posto è nata una creatura indefinita: la geostoria. Il perché di questo parto risiede nella formula matematica del costa meno e in quella pedagogica del si alleva facile con meno soldi”.
Chi deve leggere il suo libro?
“Più che i ragazzi, il mondo adulto. Innanzitutto genitori e professori! C’è tanto da scoprire e altrettanto su cui riflettere”.
Adele Fraracci
Cultura/Intervista all’autrice Simonetta Tassinari
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