Franco Valente è uno dei maggiori studiosi della cultura, della storia ed anche dell’architettura molisana e sentirlo parlare è edificante; sicuramente appagati sono stati i numerosi convenuti alla presentazione del suo libro: “S. Vincenzo alle fonti del Volturno”, che si è tenuta sabato 24 febbraio u.s. nella Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso. Un’opera corposa (350 pagine) sull’importante complesso benedettino, uno dei più importanti monasteri europei del Medioevo. Un grande impegno editoriale di Regia Edizioni per la collana tutta molisana ‘Il Molise Nascosto’. Dentro c’è il sapere, ci sono bellissime illustrazioni, notizie storiche, ricognizioni fotografiche e documentazioni archivistiche, per capire tutto quello che è stato questo complesso monastico e per avere un’idea chiara sulla sua storia, le origini, lo sviluppo, la decadenza e la sua rinascita .
Il senso dell’opera letteraria e dell’evento di Campobasso lo spiega lo stesso autore sul suo profilo Facebook.
“Non e’ solo la presentazione di un libro, è il tentativo di dimostrare che il Molise è una piccola grande regione e che possiamo renderla sicuramente migliore. Il Molise ha gli stessi problemi delle altre parti d’Italia, probabilmente in misura ridotta perché siamo pochi con l’aggravante che molti di noi hanno una certa età.
Presentare un libro su S. Vincenzo al Volturno – continua Valente – è un’occasione per fare il punto della situazione del nostro patrimonio storico ed artistico che, salvo rare eccezioni, sta andando alla malora. In particolare le aree archeologiche sono in una situazione disastrosa e non si trova la via per avviare un discorso serio.
I giovani sono scoraggiati e fuggono appena possibile. Nel Molise abbiamo la fortuna di avere ottimi insegnanti. Molti di loro, con grande sacrificio personale, cercano di tappare le falle di un sistema didattico fallimentare. Questo libro è indirizzato ai giovani, ma sarà letto soprattutto da chi ha una certa età.
E’ un libro sotto certi aspetti un po’ diverso. Per qualità della stampa, per un formato ridotto, per ricercatezza delle immagini, per chiarezza espositiva. Ma soprattutto è un libro che cerca di dire cose nuove parlando di cose vecchie.
Non è solo la cronaca degli avvenimenti che si sono succeduti in questo lembo travagliato del nostro territorio – conclude Valente – è l’occasione per capire se il passato sia in grado di contaminarci o se invece tutto debba essere relegato allo spazio morto della memoria passata”.