Riceviamo e pubblichiamo
Michele ha 50 anni, nato in Venezuela da genitori molisani, è sposato con Angela, donna sensibile originaria della Sicilia, e continua a lottare con un coraggio esemplare per superare gli ostacoli che la vita gli riserva, e lo fa senza arrendersi mai con quella tenacia di cui nessuno meglio degli italiani sa farsi interprete nel momento del bisogno. Il paese scelto dalla su famiglia per costruire un futuro più bello, da Eden ricco di risorse naturali, opportunità imprenditoriali e prospettive di benessere, si è trasformato in una prigione a cielo aperto, senza cibo, senza farmaci e a rischio quotidiano di essere rapinati, sequestrati o uccisi. Michele alle prese con una brutta dialisi quando vede morire uno dopo l’altro i suoi amici dializzati perché a Caracas l’ospedale non è più in grado di assicurare quel trattamento per mancanza di energia elettrica, medicinali, acqua o funzionamenti di macchinari, scappa in Italia e agli inizi di febbraio si ritrova in una contrada di Jelsi il paese di suo padre. Già nel 2002 era corso a Milano e a Bari per tentare di salvare il figlio di 4 anni da una grave patologia oncologia. Purtroppo le cose andarono diversamente ma proprio a Bari a distanza di una settimana dalla perdita del bimbo, nacque Paola, la figlia rimasta a Caracas che è permanentemente nei pensieri suoi e di sua moglie. Avvertito dal Direttore del Patronato INCA-CGIL di Caracas, altro molisano che si prodiga encomiabilmente in favore di chi è in difficoltà, contatto Michele al suo arrivo a Jelsi e mi rassicuro che tutto vada per il meglio. D’altronde al termine della funzione religiosa del 2 febbraio, nella ricorrenza dell’assassinio di Padre Tedeschi, su invito del Parroco mi ero soffermato in chiesa sull’opportunità di alzare lo sguardo sulla grande comunità molisana sofferente del Venezuela aprendoci all’accoglienza e all’aiuto umanitario. Sentendomi con Michele nei giorni successivi ero rimasto piacevolmente impressionato sull’efficienza e la sensibilità riscontrata nel reparto di nefrologia del Cardarelli; e distratto da altre situazioni difficili ho smarrito il suo contatto per qualche settimana, fino ad apprendere qualche giorno fa della decisione di partire per Balestrate, il paese in provincia di Palermo in cui Angela ha una piccola casa e qualche parente. Insieme ai volontari dell’Associazione “Padre Giuseppe Tedeschi” e del Comitato Molise Pro-Venezuela abbiamo voluto incontrare Michele e Angela per salutarli e chiedere scusa se la sua terra d’origine non si era accorta del loro rientro. E’ stato un nostro errore non aver fatto abbastanza per richiamare l’attenzione dei molisani sul dolore che si trascina nel cuore chi è costretto a lasciare figli, casa, affetti, lavoro e tentare di mettersi in salvo ricostruendosi una prospettiva di vita nei paesi dei propri padri o nonni, tra indifferenze, distrazioni e assenza di misure di sostegno. Venerdì uno dei volontari li ha accompagnati all’aeroporto di Napoli e ieri grazie al Dott. Brigante del Cardarelli che aveva seguito la vicenda ha fatto con successo la prima dialisi all’ospedale di Alcamo, il terzo che cambia in 40 giorni per non morire come i suoi amici dializzati di Caracas. Buona fortuna Michele e che la Sicilia ti accolga meglio della terra di tuo padre. Scusaci se puoi !
Michele Petraroia