L’edilizia risulta essere uno dei settori nevralgici dell’economia italiana così come illustrato da tutti i rapporti nazionali ed europei in materia. Un settore, però, che mai come in questo momento storico attraversa una forte crisi che non accenna a diminuire come testimoniano le proiezioni che prevedono per il 2014 ancora un forte calo di investimenti causando quindi profonde e dolorose perdite di lavoro e occupazione. L’On. Aldo Patriciello ha interrogato per questo la Commissione europea con l’auspicio che anche l’Unione si interessi a tale problema intervenendo tempestivamente al fine si salvare le aziende ancora operanti nel settore e creare le condizioni affinché si riprenda un trend positivo dei lavori con conseguente ripresa di vecchie e nuove aziende.
“Ho chiesto alla Commissione – spiega l’Eurodeputato – se intende adottare misure che rimettano in moto quelle imprese edili sane che stanno quotidianamente chiudendo per mancanza di liquidità nonché quali strategie di rilancio intende la Commissione varare per rilanciare un settore chiave per la crescita e lo sviluppo. Non possiamo lasciare che le nostre aziende chiudano, il settore edile, così come tutti gli altri segmenti economici , non può essere lasciato solo ma ha bisogno di sostegno per riprendere in maniera costruttiva e duratura le proprie attività. In questo contesto l’Europa deve intervenire, a mio avviso, in maniera diretta ed immediata, oltre ai fondi comunitari dedicati, tramite misure ad hoc e spronando i Governi nazionali a promuovere iniziative volte a sbloccare una situazione che non può più essere sostenuta se non vogliamo che tutte le nostre aziende chiudano; parliamo in Italia di piccole e medie se non piccolissime aziende travolte dallo tsunami della crisi. Partiamo per esempio dall’enorme patrimonio edilizio già esistente in Italia e caratterizzato da costruzioni di 40 anni di vita dove vive almeno il 55% delle famiglie italiane e che appartengono all’ormai storico ‘boom edilizio’ del Secondo Dopoguerra, 1946-1971, che necessitano di un’attività di adeguamento a certi parametri tecnologici da cui oggi non si può più prescindere. Consideriamo poi che risulta essere necessario avviare opere di riqualificazione dei centri storici, di manutenzione delle scuole, degli edifici pubblici e delle strutture sanitarie; inoltre sproniamo la Pubblica Amministrazione a pagare i crediti vantati dalle aziende; crediti non pagati che risultano essere tra le principali cause che hanno decretato la crisi nel settore edile insieme alla mancanza di affidamenti da parte degli istituti di credito. Le soluzioni ci sono e ci vengono proposte ogni giorno da chi lotta tutti i giorni per tale settore, facciamo in modo che diventino realtà”.
Un grido di allarme che segue quello lanciato dagli stessi addetti al settore considerato che gli investimenti in nuove abitazioni tra 2008 e 2011 sono calati del 35,5 %, quelli in opere pubbliche del 29 % e che dal 2008 a oggi sono andati persi più di 446 mila posti di lavoro solo nel settore edilizio e che considerando i settori collegati alle costruzioni si arriva a 690mila, che le imprese fallite sono più del 23% del totale stimato in quell’anno e che sono oltre 50 i miliardi di investimento persi negli ultimi cinque anni. In sei anni ben il 26% degli investimenti è andato perduto a causa di motivazioni note quali la mancanza di fiducia, la mancanza di crescita, l’indisponibilità economica e la difficoltà che il settore riscontra nel recupero dei prestiti.