Martedì 5 aprile il Consiglio regionale sarà chiamato a discutere sulla gravissima situazione di difficoltà del comparto edile molisano, settore attanagliato da anni da una profonda crisi e che ha bisogno di una serie d’importanti interventi da parte del Governo regionale.
Una seduta monotematica di cui, come minoranza e in virtù di quanto regolamentato dal nostro Statuto regionale, abbiamo richiesto un’immediata convocazione per venire incontro a quelle che sono le richieste del settore delle costruzioni, ribadite da ultimo durante la giornata di manifestazione e riflessione organizzata dall’ACEM lo scorso 21 marzo, e soprattutto per affrontare in maniera organica e precisa le difficoltà dell’edilizia molisana, settore dove si è passati dai 9.814 lavoratori occupati del 2009 ai 4.410 del 2015, con una massa salariale che nello stesso arco temporale è scesa da € 70.697.039 a € 21.453.557, una pesante emergenza in atto come ampiamente dimostrata con i numeri sopra evidenziati.
Dati preoccupanti, allarmanti, che rendono necessario un dibattito su tanti aspetti sollevati dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni sindacali del settore, e che troppe volte non hanno trovato il necessario accoglimento da parte dell’amministrazione regionale, eppure ci troviamo di fronte ad una tematica strettamente collegata a quel tema occupazionale incredibilmente sparito dall’agenda politica di questa Giunta, come abbiamo avuto più volte modo di rimarcare.
Le problematiche evidenziate dal comparto degli edili sono oramai ben note, e sono sempre le stesse degli ultimi anni: il ritardo nei pagamenti delle imprese, molto superiore ai 60/90 giorni invece previsti dalle norme nazionali, e la totale mancanza d’investimenti in un settore che, dati alla mano, rappresenta una percentuale molto alta del PIL regionale e che negli anni è sempre stato un traino importante per la crescita del Molise.
Difatti la crisi delle costruzioni ha falcidiato anche un’altra fascia considerevole del tessuto sociale ed economico molisano che all’andamento dell’edilizia è strettamente interconnessa e concatenata, ossia il suo naturale indotto: fornitori e produttori di materiali, lapidei, calcestruzzo, conglomerato bituminoso, ferro, negozi ed attività commerciali collaterali che costituiscono l’ossatura della Regione e che sono di fatto fermi anch’essi con ulteriore perdita di posti di lavoro.
Nonostante questa criticità, e la grande fase emergenziale, l’attuale Governo regionale ha lasciato passare del tempo prezioso che non ha fatto altro che acuire le difficoltà di imprese non più in grado di sostenere le spese di gestione; lampante in questo caso il riferimento ai fondi andati in perenzione inerenti i finanziamenti di lavori pubblici, che stante alle promesse del Governo regionale sarebbero dovuti essere rescritti con il primo assestamento di bilancio del luglio 2015, pagamenti che tuttora tardano ancora ad arrivare, mandati che le imprese già dovevano riscuotere l’anno scorso e che poi con la perenzione sono scomparsi all’improvviso con rinvio della liquidazione a data da destinarsi, eppure si tratta di crediti relativi a lavori eseguiti addirittura due o tre anni fa.
Comunque prendiamo atto che la nostra richiesta di convocazione di seduta monotematica a distanza di pochi giorni ha raggiunto un primo risultato, imprimere una decisa accelerazione alle azioni amministrative del Governo Frattura; difatti, per quanto riguarda la ricostruzione post-sisma, il 25 marzo è stata erogata una ulteriore tranche di un milione e quattrocentosettantamila euro circa, per un complessivo di venticinque imprese liquidate per un importo di due milioni e settecentomila euro su un totale di ventisei milioni di euro incassato dalla Regione a dicembre 2015, con un ritardo che rimane assolutamente inconcepibile e non più accettabile; invece in riferimento al piano d’interventi per la viabilità, finanziato con fondi della precedente amministrazione regionale, nella giornata del 30 marzo sono stati concessi i primi finanziamenti per la realizzazione delle opere, finanziamenti per inciso già decurtati dell’1,5% e con il rischio concreto di perdere un ulteriore 15% se entro il 30 giugno 2016 non si partirà con i cantieri.
Era quindi necessario l’intervento del Centrodestra sul tema per avere queste prime timide risposte?
Risposte che di certo non bastano, per questo la seduta monotematica di martedì prossimo sarà l’occasione giusta per tornare a sollecitare la Giunta regionale affinché si arrivi alla definizione di interventi urgenti, organici e complementari che puntino sia a rilanciare il settore sia a impedire che si aggravi maggiormente la crisi occupazionale del comparto.