Quest’anno ricorre il centenario della nascita di un grande Statista, Aldo Moro. Il modo migliore per ricordarlo è perseverare nella ricerca della verità in merito al suo assassinio. Azione e impegno che la Commissione parlamentare sta portando avanti con tenacia e alta professionalità. Non è facile rileggere, studiare, verificare e trarre conclusioni che si presentano diverse rispetto alla storia sciorinata dal 1978 su tutto il “caso Moro”. Iniziare a riscrivere questa triste pagina della nostra Repubblica, documenti alla mano e non certo su congetture ed ipotesi, è stato possibile grazie all’eliminazione del segreto di Stato sugli atti dell’epoca. Un lavoro immane, affrontato non senza patemi d’animo sia per il profondo legame che vi era – e c’è tutt’ora – tra alcuni componenti della Commissione parlamentare e lo scomparso Presidente Moro, che per quanto scoperto in quei documenti.
Rivelazioni sconvolgenti, personaggi il cui ruolo viene rivisitato e corretto proprio per quanto si apprende dagli atti e dalle testimonianze rese da coloro che ne sono stati protagonisti, a prescindere se nel bene o nel male.
L’On. Gero Grassi, con perspicacia e intelligenza, sta attraversando l’Italia intera proprio per “raccontare” quanto scoperto studiando con meticolosità le carte finora segretate. In Molise è già venuto più volte e ancora in futuro sarà presente.
Ogni aggiornamento, ogni tassello che trova la sua corretta collocazione diventa un passo avanti per raggiungere la difficile meta della verità.
Le ultimissime novità riguardano l’ora in cui è stato assassinato Moro e la sequenza in cui è avvenuto l’omicidio; a distanza di decenni si è giunti a conclusioni diverse rispetto a quanto ci è sempre stato raccontato.
Due perizie, una balistica e l’altra medica, depositate recentemente in Commissione parlamentare confermano alcune tesi che la stessa Commissione aveva avanzato da tempo.
I brigatisti rossi avevano sempre affermato che Moro era stato ucciso dopo averlo fatto sdraiare nel bagagliaio della Renault rossa, lasciata poi in Via Caetani a Roma, e non sono mai stati precisi nel ricordare quanti colpi hanno devastato il corpo del Presidente.
Tutto falso: Moro è stato ucciso mentre era seduto sul sedile posteriore dell’auto e l’omicidio è avvenuto alle 4.30 di quel 9 maggio 1978 (ben 12 ore prima del ritrovamento del corpo) ed i colpi sparati sono stati ben 12, così come accertato dalle due perizie recenti.
Ed allora perché mentire anche su queste due circostanze, peraltro non di poco conto? Perché le BR, come afferma l’On. Grassi “…non riescono a raccontare la verità sull’omicidio”?
Gli incartamenti e le testimonianze smentiscono una responsabilità esclusiva delle BR e fanno emergere sempre di più uno scottante coinvolgimento/regia da parte dei servizi segreti deviati italiani, per assassinare uno Statista straordinario come Aldo Moro.
Una sconvolgente verità che prende forma ogni giorno di più e che rende complici anche coloro i quali, all’epoca, avrebbero dovuto rappresentare lo Stato e difendere la nostra democrazia.
Già, la democrazia; concetto di cui ognuno ne fa uso personale, a seconda delle proprie esigenze, calpestandola e commettendo anche atti ignobili come quello dell’assassinio di Moro e di tanti altri rappresentanti delle Istituzioni.
Eppure la definizione di democrazia è straordinariamente bella, essendo: forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico.
Ma quando quel potere pubblico non collima con gli interessi personali di qualcuno, allora vengono ordinate stragi come quella di Via Fani, culminata poi con la morte di Aldo Moro.
Ecco perché è importante perseverare nella ricerca della verità sui fatti accaduti all’epoca, per non dimenticare, per non lasciare tutto nell’oblio delle incertezze dove ognuno è colpevole e, conseguentemente, nessuno lo è.
Oggi più di ieri si sente forte questa necessità e, magari, nell’anno del centenario della nascita di Moro si potrà far trionfare la verità, seppur amara e spietata, su un caso che ha cambiato, gioco forza, la storia del nostro Paese.
Costanza Carriero Vice Presidente Partito Democratico Molise