Momento difficile tra politica e magistratura, l’una pronta a criticare l’altra per scarsa capacità produttiva o peggio ancora nel non volere svolgere il compito a cui è chiamata a compiere. Temi del dibattito forte che stiamo vivendo sono la prescrizione e le intercettazioni.La prescrizione è un istituto di diritto che fa sì che ci sia un termine entro il quale un reato può essere perseguito dalla legge, per evitare di celebrare processi quando lo Stato non ha più interesse a punire il fatto, essendo trascorso troppo tempo.
L’’intercettazione telefonica è quell’attività in grado, attraverso l’utilizzo di strumentazioni elettroniche e tecnologiche specializzate, di captare e carpire sia le comunicazioni e conversazioni telefoniche e flussi di comunicazioni e dati che avvengono in forma telematica ed informatica. Se per l’intercettazione telefonica il dibattito ancora non raggiunge un picco acuto, considerando anche che è grazie a questa forma di indagine preventiva che molti reati ed azioni commessi dagli ambienti malavitosi e terroristici sono stati debellati, smascherando le dinamiche da cui sono scaturiti, per la prescrizione non è più tollerabile rinviare una discussione o una rimodulazione di questo Istituto.
Molti sono stati gli illustri interventi che in questi giorni hanno messo alla gogna l’anomalia tutta italiana della prescrizione e tante sono le motivazioni che portano a considerare tale istituto come una agevolazione a chi ha commesso un reato; non è il tempo trascorso dal momento in cui si compie il reato ed i vari gradi di giudizio che può decretare “l’assoluzione” per avere compiuto un reato. Il reato è tale sempre e va punito.
Capita, invece, molte volte che il tempo trascorso certifichi l’avvenuta prescrizione come se fosse una assoluzione e questo chiaramente non può più essere accettato. Così facendo si mette in discussione tutto il duro e certosino lavoro, di anni, che gli organi di polizia ed i magistrati hanno compiuto nel corso del tempo.
La legge n.251/2005, cosiddetta Legge Cirielli, ha consentito tutto ciò, contraendo i tempi della prescrizione, inficiando in questo modo tutta l’architrave dello svolgimento dei processi; non si interviene per renderli meno lenti, ma si rendono più veloci i tempi di maturazione della prescrizione stessa.
Detto questo, dovrebbe essere la politica, supportando la magistratura nelle azioni da mettere in campo al fine di ripristinare quelle regole necessarie per un paese che guarda con fiducia allo sviluppo delle prossime generazioni, a riportare il dialogo su toni pacati e di collaborazione.
Visto il dilagare della corruzione, in ogni forma ed in ogni campo, ritengo che un primo inizio per combatterla sia proprio la riforma dell’istituto della prescrizione. E’ divenuta una priorità e gli effetti negativi della ex Cirielli sono sotto gli occhi di tutti. Reato prescritto non è innocenza, anzi, molte volte si conta proprio sulla prescrizione per sfuggire alla giusta pena per avere commesso reati di ogni genere.
Spiragli in tal senso si stanno aprendo. Governo e Ministro competente sono pronti a presentare una legge in Parlamento con la proposta di allungare di altri tre anni la prescrizione.
La corruzione è dilagante nel Paese, con una stima di oltre 60 miliardi di euro come costi negativi per lo Stato, ed il rapporto di Transparency International vede l’Italia al 61^ posto nel mondo con un punteggio di 44 su 100, a fronte della media europea di 65, dove solo la Bulgaria è peggiore di noi.
Insomma per dirla tutta, restiamo un paese dove il livello di corruzione è altissimo e la soluzione non è, e non può essere, solo l’allungamento dei termini prescrizionali, ma lo si può considerare come un primo passo per migliorare questa lotta che appare titanica, si eliminerebbe un “paracadute” che fino ad oggi ha fatto molto comodo ai tanti che si “nutrono” di corruzione.
Vincenzo CORDISCOPresidente PD Federazione Basso Molise