Manca poco alla conclusione della fase congressuale, quella che porterà l’8 dicembre alla elezione del segretario nazionale del Partito Democratico ed insieme a lui la costituzione dei mille delegati per l’Assemblea nazionale. Il Molise eleggerà, come Collegio regionale, quattro delegati (presumibilmente due per Cuperlo e due per Renzi) . Questo vuol dire che alla fine il peso specifico del Molise nell’assemblea nazionale sarà pari a zero, ed allora mi domando cosa spinge il Presidente della Regione Molise Paolo Frattura e il Sindaco di Riccia Micaela Fanelli a scendere in campo in una competizione che assume contorni più interni al partito regionale ma che, di fatto, è del tutto marginale alle scelte che il partito sarà chiamato ad affrontare nel corso degli anni che verranno.
Capisco l’essere parte di una corrente o sostenere direttamente un candidato ma il mettersi in prima fila, candidandosi, da parte di chi dovrebbe per il consenso ottenuto in competizioni elettorali precedenti occuparsi delle problematiche legate al territorio che amministra, mi lascia molto deluso e mi pone altre domande e considerazioni.
Siamo sempre tutti pronti a ribadire il concetto che non ci devono essere sovrapposizioni di ruolo, che bisogna lasciare spazio ai giovani (non solo anagraficamente) e poi si mettono da parte i buoni propositi e si vuole essere a tutti i costi protagonisti di una storia che non vedrà la fine.
Avere responsabilità di governo per una regione martoriata come il Molise, significa vivere la quotidianità dei problemi stando in mezzo alla gente e sostenendola nei momenti difficili e non credo che accumulare cariche all’interno del partito sia di aiuto in questo lavoro difficile.
Se invece si preferisce percorrere altre strade allora il problema si ingigantisce e ci invita a riflettere sul perché di queste scelte.
Tante sono le considerazioni che possiamo apportare alla discussione: paura? protagonismo? visibilità politica? predisposizione di un prossimo futuro in vista delle politiche?
La paura, può nascere – visti i dati nazionali – dalla scarsa partecipazione che si potrebbe verificare alle primarie dell’8 dicembre, ed allora scendono in campo i big, quelli che dovrebbero fare il risultato, quelli che trainano la baracca!
Il protagonismo, perché oramai facciamo tutti parte di questo carrozzone ignobile della politica e dove pochi sono i personaggi coerenti, e davvero al servizio della gente, ed allora si preferisce sempre stare davanti alle telecamere o sui giornali purché si parli di se ed anche quando ci si ritrova a fare dei flop (con bocciature ripetute) non si chiede scusa o si torna sulle proprie decisioni ma si va avanti, “ tanto la gente dimentica”.
La visibilità politica, perché oggi è facile giocare a carte scoperte, essere vicino al vincitore non per cambiare verso, ma per sistemare le proprie cose ed avere un rapporto diverso con il luogo delle decisioni, ma allora quello, a mio avviso, non è da ricercarsi nell’Assemblea nazionale.
Futuro per le politiche, in questo caso c’è anche un po’ di cinismo viste le dichiarazioni di Renzi pronto a “ricattare” il Governo Letta e la sua stabilità già all’indomani della sua eventuale elezione come segretario nazionale.
Comunque sia, oggi questo PD non mi piace più, è lontano dal confronto tra i militanti, è lontano dai problemi della gente, è lontano dalla correttezza istituzionale e dalla dialettica politica interna.
Ancora una volta sono i “CAPI” che indicano i candidati, ancora una volta è venuta a mancare la “DEMOCRAZIA”.
Si è sostituito il confronto ed il dibattito con una semplice riunione, o una serie di telefonate, fatta in una stanza e si scelgono i candidati.
Non mi pare condivisibile ed allora che vinca il migliore (potente o raccomandato che sia), ma noi militanti della prima ora senza un passato travagliato non assisteremo alla vittoria di nessuno ma saremo semplici spettatori di una competizione stanca e senza senso.