A parziale rettifica di quanto riportato stamane sugli organi di stampa molisani, si precisa che il neo costituito coordinamento delle figure professionali dell’Agenzia di Protezione Civile, è formato da un portavoce, nella persona di Cristian di Paola e da 5 membri eletti nella stessa serata di ieri, che rappresentano le varie figure professionali contrattualizzate e non, a seguito dell’ultima determina del Direttore dell’ARPC del 28 feb 2014.Il neo-nato coordinamento, ha stabilito di affiancare il comitato già esistente presieduto da Giuseppe Colucci, condividendone gli obiettivi di tutela delle figure professionali tutte, impegnate nella ricostruzione, ma avrà autonomia di operato e rappresentanza.
La proposta, condivisa ieri sera, a seguito della riunione tenutasi presso la sala consiliare della Provincia di Campobasso, è quella di garantire a tutti i lavoratori che già operavano per la ricostruzione, parità di trattamento, e non discriminazioni basate su graduatorie che non hanno più alcuna valenza oggettiva, e che tutelano solo una parte ‘fortunata’ di lavoratori. La parità di trattamento, ad oggi può essere garantita a tutti solo attraverso contratti part-time, atteso che le somme per le Azioni di Sistema (e quindi le spese per il personale) non possono superare il 3% per gli interventi previsti dalla delibera CIPE 62/2011; solo così si potrà consentire l’occupazione a tutti i lavoratori per un periodo temporale più lungo, (e non di miseri 4 mesi!) garantendo anche sicura continuità alla ricostruzione post sisma, obiettivo questo da qualcuno dimenticato! Il Coordinamento ribadisce e manifesta, inoltre, la totale contrarietà alla determina del Direttore dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile n. 11/P.S. del 28/02/2014, già messa in discussione anche dalle sigle sindacali di CGIL, CISL e UIL, e chiede la riapertura immediata di un tavolo di trattativa con tutte le autorità politiche e istituzionali della regione Molise. Si ribadisce, infine che, alla luce della grave crisi che sta attraversando la nostra Regione, è quanto meno inopportuno tutelare solamente alcuni lavoratori e gettare nello sconforto altri 110 dipendenti che hanno maturato negli anni competenze professionali e tecniche necessarie e indispensabili, alla conclusione delle procedure di ricostruzione post sisma.