Ringraziamo la presidente Stefania Passarelli per la celere risposta, ma la invitiamo subito a leggere bene i verbali (firmati anche da lei) del Consiglio generale di cui è componente. La presidente, infatti, ci accusa di inesattezze e specifica che il proprio compenso è pari a 36.000 euro, non 48.000 (più oneri previdenziali) come da noi sottolineato. Forse non si è accorta che l’importo da noi citato è semplicemente il valore riportato nel verbale del Consiglio generale del Consorzio industriale che si è svolto in data 19 giugno 2017.
La presidente, poi, stima la spesa complessiva annua dovuta ai gettoni di presenza per i membri del Comitato direttivo, che si aggirerebbe in altri 20 mila euro annui circa. Sorvolando sulla cifra, circa la quale tanti molisani avrebbero da dire, che è approssimata per difetto e che non può essere precisa vista l’impossibilità di calcolare con esattezza il numero di riunioni che terrà il Comitato direttivo, emerge che la rabberciata risposta della presidente ha completamente mancato la sostanza della nostra interpellanza. Sostanza sulla quale torniamo per renderne più facile la comprensione.
L’interpellanza si basa non tanto sull’ammontare dei compensi, ma sul fatto che i compensi vengano stabiliti dalle stesse persone che ne beneficiano. Sappiamo e ribadiamo che la procedura è lecita, ma abbiamo il dovere di segnalare quanto essa è inopportuna. Questo modus operandi è lo stesso che denunciamo da anni ogni volta che, ad esempio, il Consiglio regionale altera le indennità dei consiglieri stessi.
Inoltre ricordiamo che non solo il numero di Comuni aderenti al Consorzio è sceso da 18 a 7, ma di questi, altri 3 (Carpinone, Sesto Campano e Macchia d’Isernia) hanno deliberato di fuoriuscirne anche se i rispettivi sindaci continuano ad incassare i gettoni presenza, fregandosene della volontà dei Consigli comunali. In questo senso pesa il silenzio di tutti: centrodestra e centrosinistra. Stessa cosa per la Provincia di Isernia che ha deliberato di uscire dal Consorzio ma non lo ha fatto.
E poi c’è da segnalare il paradosso dell’Ept, l’Ente provinciale del turismo di Isernia che di fatto non esiste più ma che resta socio del Consorzio.
Tutti questi sono o non sono aspetti che vanno tenuti in conto nel giudizio di un ente che utilizza soldi dei cittadini per mantenersi in vita?
In merito al giudizio della presidente sulla nostra attività politica, infine, è chiaro che esso è viziato dalla sua stretta vicinanza politica al governatore del Molise Paolo di Laura Frattura che l’ha nominata e rinominata per mesi e mesi Commissario del Consorzio industriale di Isernia-Venafro. Quindi, niente di nuovo sotto il sole.
Ora attendiamo fiduciosi che, come annunciato dalla presidente, il prossimo Piano economico finanziario del Consorzio preveda “una significativa riduzione del già modestissimo contributo annuo che i consorziati sostengono”.