Un fruttivendolo di Pomigliano d’Arco che aveva esposto tre cassette di frutta sul marciapiede all’esterno del suo negozio è stato condannato dalla Cassazione
Non si finisce mai di prendere atto che ai commercianti si vuole rendere “la vita” (lavorativa) sempre più difficile: l’ultima, in fatto di “persecuzione” è connessa alle modalità di “proposta” dei prodotti, per la vendita, da parte dei fruttivendoli, i quali – verosimilmente – dovranno fare a meno di esporre la frutta e la verdura in cassette poste su espositori allocati nelle strade; gli stessi operatori, infatti,rischiano una condanna penale.
Questo è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione confermando la condanna a un ammenda – di importo non precisato – a carico di un fruttivendolo che, come fanno tanti suoi ‘colleghi’ in tutte le città e i paesi, esponeva tre cassette di frutta in bellavista sul marciapiede all’esterno del suo negozio. Ad avviso dei supremi giudici, il commerciante in questione, con questo comportamento si è reso colpevole di aver messo in vendita merce in cattivo stato di conservazione, non perché si trattasse di prodotti avariati, ma per il solo fatto che le tre cassette di frutta, che avevano spinto un cliente a denunciarlo, “erano esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”. La stessa Cassazione (Terza sezione penale – Sent. N. 6108) ha stabilito che detto modo di “proporre” la merce evidenzia una “responsabilità penale” e che, di conseguenza,”la messa in commercio di frutta all’aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell’obbligo di assicurare l’idonea conservazione delle sostanze alimentari e rispettare l’osservanza di disposizioni specifiche”. Ora, se ciò è vero….per chi – a nostro avviso – dovrebbe occuparsi di altro ( magistratura in genere) …. c’è da chiedersi – a questo punto – se “il reato di esposizione delle merci agli agenti inquinanti” non dovrebbe essere esteso a tutte le merci di tipo alimentare ed a tutte le tipologie di vendita all’aperto? L’estensione potrebbe essere fatta agli ambulanti, ma anche a coloro che fanno somministrazione di panini, “porchette”,ecc, in occasione di sagre e fiere…. e poi, alle pizzerie all’aperto, ma anche ai ristoranti con tavoli all’esterno del locale…. e, perché no, alle gelaterie….! A noi, che siamo dal lato degli operatori e non “contro gli operatori”, sembra proprio che si stia sfiorando il “ridicolo” e che si voglia mettere in discussione “tutto un settore di attività” che, da tempi immemorabili,ha lavorato in un certo modo: se si vuole affrontare il “problema delle esposizioni ad agenti atmosferici inquinanti”… perché non si sono concentrate e non si concentrano le forze… sui “rifiuti tossici, velenosi, pericolosi, inquinati”, sotterrati qua e là per il nostro bel Paese, e sui quali, magari quella frutta e quelle verdure sono state coltivate? Ci sembra proprio che nel caso di specie possa essere ricordato un vecchio proverbio locale: ” questi hanno perso i piccioni e adesso vanno trovando le penne”.Non può essere sottaciuto, infine, che la condanna è avvenuta in ossequio al disposto di cui alla legge 30 aprile 1962, n.283, relativa alla disciplina igienica della produzione e vendita di alimenti e bevande; legge che, per l’appunto, contemplava una serie di violazioni penalmente rilevanti. Non ci riteniamo depositari delle “verità assolute” ma, salvo smentite derivanti da ulteriori provvedimenti che (magari) ci sono sfuggiti, pare che la citata legge 283/1962, per effetto dell’applicazione della procedura del cosiddetto “taglia leggi (prevista dalla Legge 28.11.2005, n. 246, art.14) , deve essere considerata abrogata. Se così fosse ci sembrerebbe ancora più assurdo il provvedimento adottato dalla Cassazione. Va da se che sull’intera problematica intendiamo coinvolgere almeno i parlamentari molisani, per cercare conforto nell’azione a suffragio degli operatori commerciali dei settori interessati e per provare a “far cambiare veramente il tiro”: ma l’Europa e le normative europee non vanno seguite sempre e comunque?.
Luigi Zappone
Presidente Confimpresa Molise