Il Molise ancora una volta finisce in fondo alla classifica nazionale nel campo della sanità e nell’erogazione e dei servizi delle prestazioni garantite dalla legge.
Nelle ultime settimane la notizia che l’unico ginecologo che pratica in Molise l’interruzione volontaria di gravidanza, il dott.Michele Mariano, il prossimo 28 maggio andrà in pensione con il rischio per la nostra regione di non poter più garantire il diritto riconosciuto dalla legge 194.
La legge 194 del 22 maggio 1978 riconosce alla donna la possibilità di ricorrere in una struttura pubblica all’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione.
Se l’Asrem non dovesse riuscire a sostituire il ruolo fin’ora ricoperto dal dott. Mariano, il Molise rimarrebbe senza un ginecologo non obiettore di coscienza: con la conseguenza che le donne si vedranno costrette a recarsi in strutture private o pubbliche fuori regione o nei peggiori dei casi ricorrere ad aborti clandestini.
Non è pensabile che nel terzo millennio la donna in Molise non possa scegliere liberamente d’interrompere una gravidanza per la mancanza di medici che garantiscano l’ esercizio di tale diritto.
Sicuramente le ragioni che spingono una donna a decidere d’interrompere una gravidanza possono essere molteplici, ma rimangono private e personali, esenti da pregiudizi e condanne: tale scelta riconosciuta dalla legge non può essere in alcun modo limitata dall’inefficienza del sistema sanitario regionale.
Confidiamo che il bando pubblicato dall’Asrem consenta di reperire al più presto un nuovo ginecologo non obiettore di coscienza, al fine di continuare a garantire senza alcuna interruzione un diritto riconosciuto e conquistato dalle donne.
Inoltre proponiamo di rafforzare la medicina del territorio potenziando il consultorio di Termoli, attivando percorsi per IVG (interruzione volontaria di gravidanza) che possano fornire un adeguato sostegno e supporto alle donne ed a una genitorialità di scelta consapevole.
Come Conferenza donne dem Molise ci attiveremo per monitorare la situazione e se necessario utilizzare ogni strumento in nostro possesso per impedire che venga negato il diritto all’aborto riconosciuto dalla legge 194.