Riceviamo e pubblichiamo
L’elenco delle aree interessate dai “Sistemi locali del Lavoro” – con i quali la Giunta regionale ha individuato, ai sensi del decreto del Mise del 4 ottobre scorso, i Comuni e le zone da ammettere alle agevolazioni previste dalla normativa che disegna l’area di crisi non complessa – taglia fuori l’intera area del Fortore e la zona del Cratere.
Inutile sottolineare come tali mancate inclusioni penalizzino fortemente queste porzioni di territorio sia sotto il profilo degli investimenti sia relativamente alle possibilità occupazionali che vengono – evidentemente – negate, minando la stessa sopravvivenza delle due aree.
Si tratta di un territorio vasto e popolato, segnato – al pari delle altre zone della regione, tutte meritevoli di strategie e visioni di sviluppo – dagli effetti della crisi economica.
Aree che hanno enormi potenzialità di tipo imprenditoriale e turistico; impossibile, quindi, ipotizzare che restino ai margini delle strategie di sviluppo individuate dal Mise.
Riteniamo quindi sia indispensabile che tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti e le rappresentanze territoriali ragionino insieme, al più presto, per individuare altre tipologie di interventi, che siano corrispondenti alle vocazioni imprenditoriali del territorio e che diano ossigeno a chi resiste, a chi continua pervicacemente a investire e a lavorare in questo tessuto economico che ora ha bisogno di essere sostenuto al pari degli altri.
Nessuna “guerra tra poveri”, sia chiaro: giusto, anzi giustissimo, che tutto il territorio regionale sia supportato.
Ma risultano incomprensibili le ragioni per le quali l’area del Fortore – nella quale non si registrano né investimenti né importanti interventi infrastrutturali da decenni – e quella del Cratere – che per quanto attiene la viabilità e le strategie di sviluppo è davvero in uno stato di pesante crisi – siano escluse da progettualità così rilevanti.
A cosa serve ricostruire, ridare vita ai centri colpiti dal terremoto, se poi quelle case, quei borghi restano desolatamente vuoti, tagliati fuori da una viabilità inesistente e dalla totale assenza di investimenti e di ipotesi di sviluppo?
Ancora una volta i territori hanno pesi differenti, come se i destini e le sofferenze siano diverse; ancora una volta siamo costretti a rimarcare come intere aree del Molise non vengano ascoltate né considerate.
Ci spiace davvero dover nuovamente sottolineare che decisioni così rilevanti per il nostro territorio avrebbero dovuto essere oggetto di una concertazione diversa, di valutazioni più condivise. Riteniamo che sia impensabile che simili provvedimenti debbano essere appresi “a cose fatte” e non siano mai stati oggetto di preventive riunioni politiche.
Salvatore Ciocca
Domenico Ioffredi
Filippo Monaco