Il Comune di Riccia è uno dei primi Comuni italiani che ha permesso l’iscrizone anagrafica dei richiedenti asilo, ospiti del SIPROIMI gestito dalla Cooperativa sociale “La Sfinge”, a tutela degli stessi, ma anche dell’intera comunità dei cittadini, così come previsto dall’art 3 della Legge 24 dicembre 1954, n. 1228, Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente.
Va sottolineato che l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo è avvenuta nel totale rispetto della normativa, essendo i sindaci chiamati al rispetto della legge, e un eventuale atto contrario alla norma potrebbe essere impugnato e reso nullo dal Prefetto.
La residenza anagrafica garantisce ai cittadini una serie di diritti, quale l’iscrizione al SSN, ai centri per l’impiego, servizi che il D.L. 113/2018 prevede assicurati ai richiedenti asilo anche in assenza della residenza, ma in base al semplice domicilio. Il Sistema dei servizi su elencati di fatto non permettono l’accesso senza residenza e conseguente carta di identità; gli istituti bancari e le poste non permettono l’apertura di un conto o il cambio di assegni in assenza di carta di identità.
Il sindaco di Riccia Pietro Testa sottolinea come “una non adeguata assistenza sanitaria può portare problemi fisici ai migranti, ma non solo, poichè in caso di malattie contagiose, può portare problemi all’intera comunità. L’impossibilità di aprire un conto bancario o postale, impedisce di fatto di svolgere un regolare lavoro (tracciabilità dei pagamenti) alimentando fenomeni come il caporalato, generando una concorrenza sleale sul mercato del lavoro, con conseguenze per tutta la comunità. Peggio ancora, se andiamo a guardare a livello nazionale nelle zone con maggiori problemi di criminalità, vista la necessità comunque di dover avere delle entrate per poter sopravvivere e l’impossibilità di avere un lavoro regolare, si promuove indirettamente il reclutamento dei migranti da parte di organizzazioni criminali, con conseguente aumento dell’insicurezza cittadina”.
Inoltre, la mancata iscrizione angrafica dei richiedenti asilo determinerebbe la diffusione sul territorio di fantasmi, di invisibili alle stesse istituzioni.
Ciò predetto va espicitato che è possibile, come è stato possibile farlo nel Comune di Riccia, effettuare l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo nel totale rispetto della norma e dell’art. 4, comma 1/bis, del d.lgs. n. 142/2015, come modificato dall’art. 13, comma 1, lett.a, n. 2, del DL n. 113/2018. “Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”, quindi va letto nel senso che il permesso di soggiorno per richiesta asilo, non rientra tra la documentazione utile per l’iscrizione anagrafica.
I titoli atti all’iscrizione anagrafica diventano quindi:
La residenza, che secondo la definizione del codice civile, è, semplicemente il «luogo in cui la persona ha la dimora abituale» (art. 43, comma 2, cc). Se il cittadino italiano dovrà dimostrare unicamente la stabile permanenza in un luogo e la volontà di rimanervi, il cittadino straniero dovrà dimostrare anche di essere regolarmente soggiornante in Italia, come espressamente richiede la legge 1228/1954, cd. “legge anagrafica” e il dPR n. 223/1989, cd. “regolamento anagrafico” (art. 6, comma 7, d.lgs 286/1998).
Per i richiedenti la protezione internazionale la regolarità del soggiorno è comprovata dall’avvio del procedimento volto al riconoscimento della fondatezza della pretesa di protezione e quindi dalla compilazione del cd. “modello C3”, e/o dalla identificazione effettuata dalla questura nell’occasione. L’uno o entrambi i documenti certificano la regolarità del soggiorno in Italia, assolvendo perfettamente alle condizioni previste dalla legge per l’iscrizione anagrafica.
Il cosiddetto “Decreto Salvini” ha dettato misure in tema di “immigrazione e sicurezza pubblica”. A distanza di più di un anno si può azzardare un bilancio dei suoi effetti. Un argomento affrontato e fallito, è certamente quello della iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo. Se ha perso in termini giuridici, il provvedimento governativo è comunque riuscito a inoculare un virus culturale: “Il messaggio pubblico che è passato è l’assenza del diritto alla residenza, tradotto automaticamente nella negazione di ogni diritto, con ‘chiusure’ sempre più frequenti da parte dei datori di lavoro o delle banche”.
Il Comune di Riccia è riuscito, con grande soddisfazione dell’Amministrazione comunale a superare tutto ciò e rappresenta un esempio di contrasto alle nefaste conseguenze che il decreto Salvini comporta sia per gli immigrati e sia per i cittadini che risiedono nei vari Comuni italiani.