Non poca sorpresa, e tanta indignazione ai più, ha destato il Presidente Frattura, dopo la sua nomina a Commissario ad acta per la sanità, nell’annunciare, nei vari incontri avuti con i vari Comitati Civici, Associazioni e Amministrazioni Comunali, che oltre il 30% del personale dipendente della sanità regionale è impiegato, causa invalidità e permessi ex legge 104, in ruoli e settori non appropriati alla qualifica di assunzione.
Alla inarrestabile crescita dei disagi del personale in servizio e dei disservizi ai cittadini che puntualmente si registrano in particolare nei reparti di emergenza e nelle lunghe liste di attesa per i servizi diagnostici ed ambulatoriali, il Presidente-Commissario Frattura ed il Direttore Generale dell’ASREM Dr. Angelo Percolo hanno ufficialmente annunciato di programmare una verifica puntuale per accertare, entro il 28 febbraio u.s., il persistere delle condizioni di invalidità e dei permessi al fine di recuperare personale da utilizzare nei reparti. Ad oggi, a tempo ampiamente scaduto nulla è dato sapere sull’esito di tale verifica, mentre si continuano a registrare i disagi ai Pronto Soccorso, l’ultimo di pochi giorni fa all’ospedale San Timoteo di Termoli.
Inoltre, dopo sette anni dall’inizio del Piano di rientro, si continuano ancora a incassare come nulla fosse continue bocciature da parte del Tavolo Tecnico Interministeriale, l’ultima quella registrata con il verbale del 19 febbraio u.s..
Ad oggi non esiste alcun atto di programmazione sanitaria valido ed efficace, in particolare non sono stati approvati : il Piano sanitario regionale, il Programma operativo, l’atto aziendale.
E’ indiscutibile che il governo del sistema sanitario, in assenza di qualsivoglia atto di indirizzo politico o gestionale, è alla deriva. Privato di decisioni significative, continua a produrre disavanzo economico che, in termini relativi, risulta il più alto d’Italia in un contesto di peggioramento della qualità complessiva del servizio.
Se questi sono i risultati certamente qualcosa non ha funzionato nel metodo seguito sino ad oggi. Già ad ottobre 2009 il Consiglio dei Ministri ha nominato un Sub Commissario con il compito di affiancare il Commissario ad Acta e nel 2012 è stato addirittura nominato un Commissario esterno con il compito di adottare tutti gli atti di programmazione. Dall’anno 2007, inoltre, è presente una componente tecnica ( advisor) per il supporto alle strutture regionali ed al controllo dei conti. A Commissario sono stati nominati sia l’ex Presidente Iorio che l’ attuale Presidente della Regione Frattura , ma, nonostante ciò, in tutti questi anni non si è perfezionata alcuna decisione in un ambito di totale immobilismo, accumulando solo forti ritardi e l’ incremento dei disservizi ai cittadini.
Il sistema delle verifiche tecniche presso i Ministeri ha sì messo in luce tutte le inadempienze regionali, ma non ha portato alla approvazione di un solo atto programmatorio valido, sebbene sia presente un sub commissario retribuito con circa 140.000 euro all’anno ed un advisor contabile dal costo di circa 700.000 euro all’anno.
Tra le infinite quanto inutili discussioni della politica, i cittadini molisani hanno subito da quattro anni un incremento delle aliquote fiscali di IRAP e della addizionale regionale all’IRPEF nonché delle accise sulla benzina e sul gas.
Per effetto del disavanzo economico e per la incapacità di rispettare gli impegni assunti con il Piano di rientro, il sistema sanitario pubblico patisce da oltre quattro anni il divieto assoluto di turn over e quindi il blocco di tutte le assunzioni a tempo indeterminato.
Dopo queste considerazioni, non possiamo che chiedere al Presidente-Commissario Frattura, con la ricorrenza della Santa Pasqua, come bella sorpresa, una nuova proposta del Piano sanitario regionale unitamente al P.O. 2013-2015, al fine di eliminare ogni riferimento al PSR, attualmente nel limbo, approvato dal Commissario Filippo Basso con DCAn° 8 del 20/3/2013, e dare inizio ad un effettivo rientro dal deficit sanitario. Esso può avere a base e riferimento quello predisposto dall’ex Soggetto Attuatore Dott. Carmine Ruta, a nostro modesto parere l’unico atto programmatorio di riforma della sanità regionale che coniugava realisticamente esigenze di qualità del servizio, rispetto dei parametri di legge nel rapporto posti letto / popolazione residente, bisogni del territorio, riequilibrio tra servizio pubblico e privato, riassetto e ridestinazione delle strutture e, last but not last, vero contenimento e riqualificazione della spesa.
Noi riteniamo che i nuovi atti programmatori, tenendo conto anche dei dati e dei documenti del recente passato, dovranno tra l’altro mirare:
· al superamento del sistema del programma operativo finalizzato al solo controllo della spesa sanitaria e non anche alla capacità di governo del sistema sanitario ed alla riduzione dello strapotere delle logiche politiche e clientelari su quelle tecniche e manageriali;
· a garantire su tutto il territorio un servizio sanitario, territoriale ed ospedaliero, efficiente ed efficace, con un sistema di assistenza a rete sia delle strutture pubbliche che private accreditate con loro funzione complementare e non di duplicazione, come previsto al loro insediamento, ed in percentuale pari a quella nazionale;
· a garantire l’assenza assoluta di conflitti di interesse reali o potenziali con strutture private o con altre posizioni contrapposte al sistema pubblico unitamente alla competenza e capacità nella governance del sistema. Controllo e verifica puntuale dei risultati rispetto agli obiettivi;
· a garantire la qualità delle prestazioni sanitarie erogate dal sistema pubblico anche attraverso una valutazione esterna o tramite il rilevamento di un indice di soddisfacimento della utenza;
· alla stipula degli accordi di programma con le regioni confinanti, per garantire e migliorare i servizi ai cittadini, ridurre la mobilità passiva e ottimizzare quella attiva;
· all’avvio del rientro dal disavanzo, per consentire l’assunzione di nuovo personale nonchè la stabilizzazione prioritaria di quello precario.
Continueremo a stimolare e essere vigili a tutela di un bene inalienabile e “segnalare” chi sotto l’ombra della sanità come “BENE COMUNE” mira a tutelare o peggio migliorare proprie posizioni politiche e/o professionali. Se la sanità regionale è ridotta allo stato attuale lo si deve anche a chi, i politici, ne ha fatto un sistema di potere, e a chi, dirigenti e medici di una certa generazione, troppo spesso “ha attaccato il ciuccio dove voleva il padrone”. Gli stessi che oggi vogliono assurgere a paladini di una riforma che, tra i servizi offerti, non prevede ancora quello “di rifarsi una verginità”.
ing. Nicola Felice
Presidente Comitato San Timoteo