Ormai non fanno più notizia gli esiti delle verifiche del tavolo tecnico interministeriale; anche nell’ultima seduta del 18 dicembre u.s., è stata decretata la bocciatura dell’operato svolto da parte della struttura commissariale, rinnovando la richiesta al Governo centrale di sostituzione del Presidente Frattura nella sua attuale veste di Commissario ad acta.
Nelle conclusioni del tavolo tecnico in verbale, tra l’altro, si rileva: “… la Regione Molise è sottoposta dal 2007 al Piano di rientro dai deficit sanitari ed ha beneficiato di importanti interventi statali di accompagnamento al Piano di rientro. Ciononostante, la regione prima e le gestioni commissariali poi, compresa quella attuale, non hanno attuato gli interventi del Piano di rientro, aggravando la situazione deficitaria presente, al punto che, oggi, la Regione Molise è l’unica regione sottoposta ad un Piano di rientro che non ha fatto registrare inversioni di tendenza nella gestione della sanità regionale, sia con riferimento agli aspetti economico-finanziari, sia con riferimento alla riorganizzazione della rete di offerta assistenziale.”
E’ un giudizio consolidato e inappellabile! Inoltre, anche per l’anno 2014 viene ipotizzato un disavanzo di gestione, senza copertura di circa 26 milioni di euro, tolto la parte di disavanzo coperta con le accise e addizionali fiscali (IRPEF, IRAP, …) che da ormai anni gravano sui cittadini e le imprese molisane, per il mancato rientro dal patto. Questo ulteriore disavanzo deve aggiungersi al deficit accumulato nei sette anni dalla sottoscrizione del Piano di rientro (anno 2007); al 2013 il deficit maturato è di oltre 428 milioni di euro. Anche nell’anno 2014 non si è verificata alcuna inversione di tendenza in termini finanziari della performance della regione Molise, anche se ad onor del vero il disavanzo ipotizzato risulta inferiore a quelli degli anni precedenti. Si è giunto a questo, anche perché dopo sette anni dall’inizio del Piano di rientro, non esiste alcun atto di programmazione sanitaria valido ed efficace; non risultano ancora approvati: il Piano sanitario regionale, il Programma operativo, l’atto aziendale. In questi anni si è attuato, soprattutto per le strutture pubbliche, solo la politica dei tagli dei posti letto, con l’eliminazione anche di interi reparti, la diminuzione del personale, ecc… Tutto ciò non ha prodotto la sperata riduzione del deficit, che è sempre cresciuto, bensì ha incrementato i disservizi ai cittadini con lunghe liste di attesa, e i disagi al personale in servizio. In Molise le politiche di austerità nella sanità proposte, da molti anni, dalla “Troica” molisana (Commissario Frattura, subentrato solo da due anni a Iorio, sub Commissario Rosato, Direttore Generale ASREM) sono risultate fallimentari, come certificato in ogni occasione di verifica eseguita, nei sette anni di Piano di rientro, dal tavolo tecnico interministeriale, con sonore bocciature. Di queste scelte risulta penalizzato principalmente il Basso Molise, avendo esclusivamente strutture sanitarie pubbliche, trovandosi oggi con l’ospedale Vietri di Larino ormai dimesso nella quasi totalità, e con l’ospedale San Timoteo di Termoli, ulteriormente decurtato di reparti, personale e direttori di U.O.C. ad interim, impossibilitato a fra fronte una popolazione di oltre 102.000 abitanti che arriva a 150.000 abitanti nel periodo estivo per l’affluenza turistica. Solo qualche giorno fa è stata segnalata una ulteriore difficoltà al pronto soccorso del San Timoteo, risulta che su disposizione della Direzione Generale dell’ASREM, non sarà più possibile, come in precedenza, utilizzare nei turni lavorativi il personale medico del 118, che completava l’orario contrattuale in reparto. E’ facile immaginare il crescere dei disagi e del tempo di attesa dei pazienti che si rivolgono al pronto soccorso! Ciò non è più tollerabile! Al Presidente-Commissario Frattura, chiediamo un cambio di “verso”, per restare al motto del Presidente del Consiglio Renzi, essendo egli un “renziano” della prima ora. Torniamo a sostenere che è giunto il momento di investire in tecnologie e personale, e contestualmente approntare un atto programmatorio di riforma della sanità regionale che coniughi realisticamente esigenze di qualità del servizio, bisogni del territorio, riequilibrio tra servizio pubblico e privato, riassetto e ridestinazione delle strutture e vero contenimento e riqualificazione della spesa, oltre a prevedere accordi operativi di cooperazione con le regioni limitrofe per le aree di confine, al fine di ottimizzare la mobilità attiva e passiva. Sulla sanità, si chiede un atto di responsabilità da parte dell’intera classe politica e dirigente, delle istituzioni, in particolar modo del Consiglio Regionale. Non è più tempo di “fuggire” sentendo “ puzza di cadavero”. Noi invece continuiamo a ritenere che si debba con immediatezza protrarre l’orario di apertura delle strutture pubbliche, come già avviene in altre regioni virtuose, e non solo del nord. Ciò migliorerà l’offerta dei servizi diagnostici e ambulatoriali ai cittadini, riduce altresì le liste di attesa oltre a ridurre l’affluenza ai pronto soccorso degli ospedali, dei cittadini con difficoltà economica che non potendo rivolgersi a pagamento a strutture private, pensano di eludere le liste di attesa con il ricovero ospedaliero inappropriato. Per fare ciò occorre per primo recuperare personale da utilizzare nei reparti, dare seguito alla verifica già da un anno annunciata dai vertici dell’ASREM per accertare il persistere delle condizioni di invalidità e dei permessi, per poi assumere con contratto a tempo determinato un congruo numero di medici e infermieri da destinare principalmente nei pronto soccorso degli ospedali. Questo sarà accolto positivamente dai cittadini, e potrebbe facilitare in seguito l’applicazione di quelle scelte coraggiose ormai non più procrastinabili.
Nicola Felice