Il presidente del gruppo Gananrolo e il suo staff ieri mattina, in gran segreto e in maniera dettagliata, ha presentato alla stampa “ il progetto di modernizzazione del sistema agro industriale italiano”. Non ci saranno grandi stalle o strutture invasive, ma un grosso spazio in aperta campagna, con tettoie per l’ombra, zone destinate ai servizi e 70 metri quadri calpestabili da ogni singolo capo. La struttura non sarà invasiva dal punto di vista dell’impatto paesaggistico e non ci sarà dunque alcuna cementificazione. Gli antibiotici dati alle manze non potranno inquinare le falde acquifere perché ne verranno somministrati pochissimi essendo un insediamento all’aperto dove anche il letame sarà compostato in loco e riutilizzato come fertilizzante per la produzione del foraggio.
La “nursery” garantirà inoltre 50 posti di lavoro tra veterinari e operatori “selezionati in Molise”, potranno aderire alla filiera,tramite la stipula di contratti di coltivazione e vendita relativamente a paglie e ai prodotti per alimentare l’animale, anche le aziende agricole e tra i sottoprodotti, c’è anche la polpa della barbabietola che potrebbe essere utilizzata. . Non ci saranno inoltre situazioni fastidiose legate ai cattivi odori per chi vive nella zona perché hanno persino
studiato la direzione del vento. “Abbiamo scelto il Molise, ha dichiarato il presidente, Gianpiero Calzolari, perché qui ci sono le condizioni climatiche ottimali per far crescere gli animali. Qualcuno ci dice: perché non ve lo fate in Emilia Romagna? Rispondiamo in modo molto semplice: perché da noi c’e la nebbia ed e’ questo un tipo di clima che aumenta i problemi”. E noi rispondiamo al presidente che è vero, in Emilia Romagna la nebbia c’è, ed è anche piuttosto fitta e si chiama “Delibera di Giunta Regionale Emilia Romagna n. 1090/20123” . Una delibera che ci porta a conoscenza che l’Emilia Romagna ha investito in un progetto per il monitoraggio degli inquinanti provenienti dalle attività agricole e zootecniche al fine di ridurne l’impatto sull’ambiente “che l’obiettivo del progetto è la riduzione delle emissioni dei cosiddetti “gas effetto serra” (GHG) prodotti dal sistema agricolo, sia vegetale che zootecnico, dell’Emilia-Romagna, ed in particolare di metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e anidride carbonica (CO2), responsabili almeno in parte dell’alterazione del clima, attraverso la definizione di Buone Pratiche, definite secondo le regole dell’LCA (Life Cycle Assessment), per la coltivazione e per l’allevamento; – che tali Buone Pratiche si prefiggono di consentire alle imprese che le utilizzeranno di
coniugare produzioni di alta qualità con la sostenibilità ambientale e la maggior tutela della salute di consumatori e produttori”. Per quale motivo allora Noi dovremmo accettare un progetto che l’Emilia Romagna non accetterebbe e non è per colpa della nebbia ma perchè l’attenzione all’ambiente e alla salute dei cittadini è elevata anche per conseguenze create dagli allevamenti e che ora provano a correre ai ripari? Sappiamo bene che è progetto che non si integra con l’agricoltura locale ma che risponde a logiche di liberalizzazione e che ci “delizia”della presenza delle manze nel loro periodo improduttivo in cambio di
cosa? Della promessa di posti di lavoro? Della promessa della creazione di una filiera con i nostri agricoltori? Noi non siamo in vendita! Noi difenderemo il nostro territorio e la sacralità della sua ruralità! Il presidente Calzolari ha dichiarato” Noi abbiamo scelto il Molise, ora se anche il Molise sceglie noi saremo felici di stare qui altrimenti andremo altrove”… il nostro invito è di cercare altrove, augurandogli di non trovare nebbia!
Comitato “No stalla, Sì Molise Bene Comune”