“I molteplici usi della canapa: rigenerazione del suolo e bio-economia”, di questo si è parlato il 7 marzo scorso a Bruxelles presso il Parlamento europeo, durante un convegno al quale hanno partecipato esperti, studiosi, operatori, rappresentanti della Commissione Ue e gli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini ( nella foto) e Marco Zullo che hanno organizzato l’evento.
La canapa – è stato detto durante i vari interventi – è una delle materie prime più sottovalutate e bistrattate, perché il suo utilizzo è stato associato stupidamente e volutamente solo alle controversie sull’uso come stupefacente. Una strumentalizzazione montata ad arte per consentire alle lobby del petrolio, alle industrie del tabacco, e dell’alcool e ad un mucchio di aziende chimiche e dell’edilizia di non avere come concorrenza una risorsa di questo tipo.
Dalla pianta della canapa industriale infatti si possono ricavare tessuti, corde, farine alimentari, oli, fino ai materiali per l’edilizia sostenibile. Non solo. Le piantagioni di canapa, coltivate su terreni inquinati, sono usate anche come metodo di bonifica per ridurre gli effetti devastanti dell’uomo sul clima e sull’ambiente. La canapa assorbe i metalli pesanti attraverso la fitodepurazione e non richiede fitofarmaci per la sua coltivazione. Per l’Italia le colture di canapa sarebbero molto importanti per bonificare tantissimi siti industriali: dall’Ilva di Taranto alla Terra dei fuochi, dalle aree ex Enichem in Puglia e Calabria, all’ex Liquichimica di Potenza. Poi ci sono ex discariche e centinaia di discariche abusive da risanare.
Per la bioedilizia la canapa ha delle proprietà straordinarie perché ha una bassa densità, basso peso specifico, alta capacità isolante e fonoassorbente e resiste alle azioni sismiche. Ci troviamo, quindi, davanti ad un settore industriale che può rivelarsi una risorsa strategica per l’economia dei territori del nostro Paese.
I relatori intervenuti sono stati: Rachele Invernizzi (Federcanapa), Manuela Tolve (Lucanapa), Gianmaria Iorio (Campanapa), Michele Giacalone (Canopea Srl), Davide Busatto (Assocanapa Veneto), Antonio Formisano (Università di Napoli, Dipartimento ingegneria e architettura), Tomasz Calikowski e Michel Quicheron (Commissione Ue). Inoltre, erano presenti vari operatori, esperti e studenti provenienti da molte regioni italiane.
In alcune fasi del convegno, i rappresentanti delle associazioni e delle aziende hanno messo in evidenza che uno dei problemi da affrontare è quello che mancano i macchinari per utilizzare pienamente la fibra di canapa industriale e renderla remunerativa sul piano economico. Un appello è stato lanciato alle università italiane affinché si occupino di questo settore.
I rappresentanti della Commissione europea hanno presentato i Programmi di finanziamento della Ue che prevedono fondi per sostenere lo sviluppo della canapa. In particolare hanno presentato il Programma Life per la decontaminazione dei terreni e le misure per la bio-economia e i bio-prodotti avanzati provenienti da fonti rinnovabili.
Gli eurodeputati del M5S Pedicini e Zullo, che hanno coordinato i lavori, hanno preso l’impegno che continueranno ad occuparsi del tema canapa nelle commissioni Ambiente e Sanità e Agricoltura, di cui fanno parte.
Va, infine, aggiunto che il 14 gennaio scorso è entrata in vigore la nuova legge italiana sulla canapa industriale, la numero 242 del 2 dicembre 2016. Quindi, ora si ha finalmente un quadro legislativo che può valorizzare le caratteristiche distintive della canapa in Italia, dove si sta verificando una rapida diffusione della coltivazione dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli, Sicilia e Sardegna. Le novità introdotte dalla nuova legge sono principalmente tre: non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%. La percentuale di Thc nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6%. Sono previsti finanziamenti nell’ordine massimo di 700mila euro l’anno per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa. La nuova legge potrebbe essere il supporto necessario per incentivare la coltivazione e far nascere un’economia più attenta all’ambiente ed al futuro con l’obiettivo di tornare a produrre in grandi quantità la miglior canapa del mondo. Una nuova filiera produttiva per creare nuovi posti di lavoro.
All’inizio del 1900, prima dell’avvento del proibizionismo, in Italia venivano coltivati più di 100mila ettari di canapa all’anno. Nel 2015 ne sono stati coltivati poco più di 3mila. Prima degli anni 50, l’Italia era uno dei maggiori produttori di fibra di canapa di qualità, più avanti dell’Italia c’era solo la Russia.
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