Il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro ritiene che il Sindacalismo italiano corra il rischio di non essere più compreso e seguito dai suoi sostenitori… crisi, povertà, disoccupazione, PIL che stenta a crescere e, in un contesto così drammatico, aumentano le disuguaglianze sociali.
Il sistema pensionistico ha concesso per anni un trattamento privilegiato, del tutto ingiustificato, rispetto ai contributi versati.
In una situazione del genere, il sindacalismo italiano deve intervenire e pretendere un dibattito pubblico sul tema dei vitalizi.
La politica, il mondo dell’associazionismo – continua Antonio D’Alessandro – deve esprimere in maniera chiara se ritiene opportuno pretendere un piccolo sacrificio ai molti privilegiati e alleggerire i conti previdenziali e pubblici. Il dibattito deve far emergere l’utilità dell’azione che servirebbe ad aiutare quelle persone che si trovano in condizioni di povertà e sono nella fascia di età che precede il pensionamento.
In un momento economico e sociale come quello che stiamo vivendo in questi ultimi anni, è necessario legare i contribuiti previdenziali alle prestazioni. Il motivo di un dibattito, posto dal Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro, viene fuori da un ragionamento semplice: il Governo, pur di non intaccare i privilegi di pochi, svende i gioielli di famiglia che portano guadagni temporanei e minimi al sistema paese, favorendo, tra l’altro, il sistema bancario ed il mondo della finanza con l’utilizzo degli sportelli postali per la vendita di prodotti tossici, finora “appioppati” dagli istituti di credito, i quali ormai non godono più di nessuna fiducia.
Un doppio inganno per i cittadini più deboli, che da una parte soffrono la diseguaglianza e dall’altra l’impoverimento dei servizi sociali.
Occorre dare al Paese un minimo di equità sociale – conclude Antonio D’Alessandro – rivedendo le pensioni d’oro e i vitalizi, senza intaccare i servizi, liberando risorse utili da destinare a chi ha realmente bisogno. Dare finalmente vita a una redistribuzione equa delle risorse, privilegiando le classi più deboli del Paese.