Chiamato in causa nell’edizione del tg delle 23 di ieri sera di Telemolise e dalla programmazione di questa mattina della medesima emittente, non posso far altro che schierarmi a tutela e protezione dei colleghi, garantendo loro tutto l’intervento possibile mio personale e dell’Ordine nazionale. Non solo per uno spirito di squadra o campanilistico, ma per una serie di motivazioni che mi permetto di elencare. Si badi bene: in questo momento a rispondere è solo il consigliere dell’Ordine: politica, partiti, simpatie non trovano ospitalità e nemmeno sentimentalismi. Ma veniamo al dunque. L’Ordine non ha competenza ed è completamente avulso dalle beghe interne tra la politica, i suoi rappresentanti ed i giornalisti (editori compresi); l’Ordine deve mantenere una completa terzietà tra le vicende legate a procedimenti penali, civili, tra gli attori succitati. E’ suo dovere, però, mantenere, garantire e ristabilire la serenità tra stampa e lettori nonché tra editori e giornalisti tra loro. Un diritto sacrosanto, quello dell’informazione libera, corretta e trasparente, che deve sposarsi nei traguardi etici da raggiungere, nel pieno rispetto del principio della solidarietà tra colleghi e della diligenza tra l’informazione e la cronaca, sia essa politica, sportiva, giudiziaria… Ma la macchina del fango o della cattiva informazione se non della delegittimazione che il presidente della Regione (ma anche il suo vice) evidenzia talvolta palesemente, altre volte in modo più velato, mi fa pensare che mai, neppure quando alcune linee editoriali fossero marcatamente ostili al politico di turno, sfociarono in frasi del tutto fuori luogo. Mai e dico mai un Marcello Veneziale, un Giovanni Di Stasi, un Augusto Massa, un Antonio Chieffo, a volte drammaticamente sotto tiro, proferirono frasi e commenti così poco opportuni. Ma come si è arrivati a tutto questo? Di chi la colpa, direbbe qualcuno?
Di certo non di Telemolise e dei giornalisti molisani, chiamati a riferire e a condire l’informazione anche con critica e satira: il sale della democrazia è appunto questo. Purtroppo per Frattura, non posso dargli ragione quando asserisce di una stampa a lui ostile, si chiedesse piuttosto cos’abbia fatto lui per l’editoria.
Negli ultimi mesi ho a mente aggressioni verbali e sputi in piena campagna elettorale nei confronti di una giornalista de Il Quotidiano del Molise, nell’ufficio elettorale del presidente Frattura.
Come posso non ricordare il comunicato stampa dello scorso mese di ottobre, del presidente Frattura, pronto ad intervenire per scongiurare insieme al presidente dell’Abruzzo D’Alfonso, la chiusura delle redazioni de Il Tempo? Come posso dimenticare i comunicati stampa del presidente Frattura sull’approvazione imminente della legge per l’editoria?Come posso dimenticare l’imbavagliamento dei miei colleghi ed amici giornalisti (mai vista una cosa del genere) contro una proposta di legge che vieta un doppio canale di approviggionamento per le tv e contro tale legge?
Come posso dimenticare che fino a qualche anno fa vi erano uffici stampa, portavoce o comunque giornalisti che in qualche modo erano in quota negli enti sub regionali (Iacp, Molise acque, Asrem, Arsiam, FinMolise) ed ora spariti nel nulla?
Come posso dimenticare che lo stesso presidente non preveda neppure per i suoi fedelissimi, contratti di natura giornalistica?
Come posso dimenticare che a tutt’oggi non è stata elargita agli editori per l’anno 2014 la somma di rimborso sulla “legge per la carta”e che quella del 2013 è stata saldata con enormi ritardi (e fortemente ridimensionata)?
Ebbene, tralasciando il Corecom, la cui legge prevede l’assurda incompatibilità per i giornalisti contrattualizzati, come posso non ricordare le testate che hanno chiuso e le promesse circa bandi pubblici e trasparenza anche sui comunicati e le campagne istituzionali della Regione?
Ebbene, non vorrei essere portato a pensare (e se ho scritto fesserie sono pronto a chiedere scusa) che il suo non fare sia una strategia studiata per togliere di mezzo una stampa già alla canna del gas. Come a dire, con la scure della crisi, il cordone della borsa è stretto e…si salvi chi può.
Ebbene, caro Frattura e compagni, quel Molise di tutti, quel Molise che cambia, quel Molise meritocratico, sta portando a rivalutare la passata gestione. Ecco, da consigliere dell’Ordine posso dire che si è passati da un sistema sicuramente da modificare… al nulla. E tra i due, meglio sicuramente il primo.
Per questi motivi, mi permetto di dare un consiglio a Telemolise, come a tanti colleghi. Non parlate di politica per un breve periodo di tempo. Pensate ad un tg, ad un quotidiano momentaneamente senza la Regione. Non date importanza a queste trenta “prime donne”. Si spaventeranno, si chiederanno il motivo (come i lettori) e capiranno cosa voglia dire tornare nell’anonimato e una reazione scaturirà. D’altra parte, e chiedete conferma dai colleghi dei telematici: le letture dei pezzi di politica sono irrisori, non se li legge nessuno, la gente non ne sente la necessità: il popolo è stanco e stufo di questa gente e della loro inconcludenza. Purtroppo, cara Petescia e cari colleghi, noi siamo sempre in prima linea sui problemi legati all’occupazione, al zuccherificio, alla Sam, alle vertenze aziendali, ma poi, in fondo in fondo, chi si occupa, chi scende in campo, chi si schiera quando in crisi è il nostro settore?
Siamo i primi a dare voce agli operai in cassa integrazione, ai lavoratori senza stipendio, ai precari…e a Telemolise, allo stipendio della Petescia, a quello dei tanti giornalisti… chi ci pensa?
Di conseguenza, trattiamo loro come loro trattano noi.
A Frattura, che dire? Torni in sé.
Vincenzo Cimino Consigliere nazionale Odg
La nota è sottoscritta dal collega consigliere nazionale Cosimo Santimone