Spett.le Redazione,
a proposito dell’articolo apparso sul vostro sito in data 7 gennaio, con il titolo “Piano di rilancio Gam: un’ennesima presa per il pollo?”, parimenti riportato su un organo di stampa, corre l’obbligo di precisare un aspetto.
Non faccio fatica a riconoscere che a differenza di molto inchiostro che da mesi si legge sui vari organi di stampa a proposito di Gam, l’articolo in esame, nel pieno rispetto delle opinioni, denota una certa “qualità” degli argomenti affrontati. Qualità, però, che si stempera laddove l’autore non riesce a sottrarsi (probabilmente cadendo nella solita quanto facile polemica) alla banale evidenziazione inserita tra parentesi, che per chiarezza riporto: “Ferma la produzione, a casa tutti i dipendenti (tranne i dirigenti che continuano a dirigere non si sa bene cosa)”….
Da quando sono in Gam, e cioè da poco più di un anno, ho sempre pensato solo a lavorare e ad offrire la mia disponibilità e professionalità, riconosciuta da tanti interlocutori dell’azienda, a tutti. Pertanto, ho cercato di evitare repliche e puntualizzazioni ad alcune affermazioni che sul tema (e non solo) ogni tanto qualche giornale ha pensato di pubblicare (pur se in qualche caso il bersaglio grosso potevo non essere io…..).
Ora, per rispetto mio e dei colleghi oggetto della “facile battuta”, mi sento in dovere di chiarire che i dirigenti Gam, pur in un contesto produttivo per buona parte fermo (qualche reparto lavora ancora) stanno assolvendo a tutta una serie di attività ed incombenze che la sempre più complessa situazione aziendale richiede.
Un’azienda ferma da poche settimane (non da anni) necessita comunque di una serie di attività che i dirigenti eseguono in proprio e/o attraverso la direzione ed il coordinamento di altri collaboratori.
A solo titolo di esempio posso riportare la redazione del Piano Industriale, così come le azioni finalizzate alla richiesta e gestione degli ammortizzatori sociali, passando per tutte le incombenze tipiche dell’attività contabile e fiscale (che non si ferma), alla messa in sicurezza di una serie di reparti industriali che sono stati fermati, fino alla complicata gestione dei pochi incassi da riscuotere e dei sempre più esigui pagamenti erogabili, passando per la sempre più pressante richiesta di incontri e colloqui con dipendenti, collaboratori, fornitori di varia natura, professionisti, ecc… che al cospetto di un’azienda ferma hanno di molto aumentato le rispettive nonché legittime preoccupazioni ed istanze.
Potrei dilungarmi ma credo che attraverso una “laica” quanto trasparente presa di coscienza si possa tranquillamente affermare che un’azienda ferma (ripeto, da poche settimane, non da anni) per qualche periodo ancora necessiti del supporto professionale delle sue figure dirigenziali e non solo.
Figure, quindi, che continuano a prestare la propria collaborazione principalmente per senso di responsabilità e professionalità. Il tutto, e questo vale per tutti i dipendenti, nel sempre più complicato contesto finanziario della Gam……
Cordialmente
Angelo Giallorenzo
Direttore Generale Gam
La risposta:
Dottor Giallorenzo, non è lei il problema…
Precisiamo al dottor Giallorenzo che la facile battuta, iscrivendosi l’articolo in una rubrica satirica (“L’occhio che uccide”) è praticamente un atto dovuto. Che poi la battuta sia facile o meno, sia banale o arguta questo dipende dal senso dell’umorismo di chi la scrive e di chi la riceve. Al netto di considerazioni di ordine formale, però, resta la sostanza della questione. In primo luogo, e per sgomberare il campo da ogni equivoco, il dottor Giallorenzo ha sempre dimostrato un genuino attaccamento al proprio lavoro e quindi il problema della battuta non è un problema ad personam. Si tratta invece di un problema di contesto, di un contesto più ampio che peraltro questa testata sta affrontando da tempo. Non ce ne voglia il dottor Giallorenzo ma quattro dirigenti per mandare in cassaintegrazione i dipendenti, riscuotere i crediti e fare le registrazioni fiscali ci sembrano un po’ eccessivi. Non solo. Va considerato come la Regione abbia nominato un ulteriore manager, il dottor Baranello, per verificare le strategie future della Gam, incluso evidentemente un possibile piano di rilancio. Non solo. Sembra che la Regione, come chiosavamo nella rubrica e nell’articolo citato dal dottor Giallorenzo, voglia cambiare la soggettività giuridica del polo avicolo, inerpicandosi sulla strada di una nuova cooperativa, una sorta di ritorno alle politiche di autogestione della Jugoslavia di Tito. Una scelta che, comunque, rappresenterebbe il de profundis per la società Gam. Questa testata, in altri articoli meno satirici ha ribadito come uno dei veri mali dell’economia regionale sia la proliferazione indiscriminata di incarichi dirigenziali pagati con i soldi pubblici. Basti pensare ai 756 dell’Asrem, ai 70 della Regione ma pensiamo anche ai 4 della Gam o a quelli, davvero incredibili, di Molise Dati. Non è in discussione la singola professionalità o la singola persona ma il contesto surreale in cui incarichi da 100 o 200.000 euro all’anno vengono pagati con i soldi dei contribuenti. Abbiamo fatto un po’ di conti: nel Molise ci sono qualcosa come 1000/1500 dirigenti pubblici o parapubblici per un costo stimabile di circa 200-300 milioni di euro, ossia quasi il 5% del prodotto interno lordo molisano. Una follia se si considera anche i risultati di questa roboante azione amministrativa pubblica: servizi pubblici in ritirata, sanità a pezzi, territorio inquinato e degradato, prestazioni sociali ridotte al lumicino, industrie pubbliche chiuse e senza prospettive, pressione fiscale locale alle stelle. E quindi questa testata ha proposto la riduzione drastica dei contratti dirigenziali, la riduzione della loro consistenza economica, la riduzione dei tempi del contratto (massimo tre anni, meglio due) e la valutazione dei risultati del contratto alla fine del periodo di lavoro, magari da parte dell’utenza pubblica. La battuta (facile o difficile che sia) di cui si duole il dottor Giallorenzo si inserisce proprio in questo articolato percorso che Informamolise.com e Il Settimanale del Molise stanno portando avanti da quasi due anni. Un percorso fatto di numerosi articoli ed inchieste (tutti disponibili sul nostro sito) che ovviamente non hanno avuto alcuna risposta da parte dei pubblici poteri (sola la Provincia di Campobasso infatti ha ridotto qualche emolumento ai propri dirigenti). Quindi, e per chiudere, il dottor Giallorenzo non deve aversene a male. Probabilmente in un mondo migliore e più sano lui potrebbe essere tra quelli che il dirigente pubblico può fare e lo sa fare senza problemi e senza polemiche; ma in questo mondo marcio e depresso si affianca e viene identificato insieme a quei 1000-1500 che, con le loro assurde retribuzioni mensili, stanno davvero affossando il Molise, altro che Vincenzo il portaborse o l’articolo 7. (Pietro Colagiovanni)