Non ancora fuori dall’emergenza pandemica COVID19 le imprese di pesca subiscono oggi
il colpo di grazia per il “caro gasolio” il cui prezzo di vendita per il rifornimento dei
motopescherecci è oggi parti ad € 1,15 per litro. Se pensiamo che solo un anno fa il prezzo era di € 0,40 per litro ne scaturisce come il costo del carburante per un’uscita in mare di 24 ore di un peschereccio di medie dimensioni sia passato da circa € 500,00 a circa € 1.400,00.
Una situazione inaccettabile ed insostenibile per un’impresa di pesca che non pone le
condizioni per raggiungere il “break even” aziendale e quindi rendere sostenibile l’attività
economica.
Ancor più preoccupante è che con il passare del tempo la situazione tenderà solo a
peggiorare a causa della guerra in Europa che porterà i costi energetici ad aumentare sempre più.
Aumenti non solo di gasolio, ma anche per tutto ciò che ne deriva, ovvero per i prodotti ed
attrezzature connesse all’attività di pesca, ovvero casse di polistirolo, reti da pesca, ecc.
A tutto ciò il nuovo fermo pesca 2022 approvato di recente dal Ministero anziché agevolare
le imprese pone loro un ulteriore restrizione delle giornate possibili di pesca in un anno, con circa 14 settimane di fermo obbligatorio.
Pertanto gli armatori sono consapevoli che a questa azione di protesta sfociata in un blocco
dell’attività di pesca nazionale che vede privare di fatto tutto l’indotto della filiera ittica del pesce fresco locale (pescherie, supermercati, ristoranti, ecc), occorre affiancare un’azione propositiva con una proposta urgente di aiuto immediato al comparto produttivo della pesca.
Queste le proposte al vaglio dei pescatori italiani:
1) Dare la possibilità alle imprese di pesca che lo richiedano di anticipare immediatamente
il fermo pesca obbligatorio previsto dal Ministero e quindi già dotato di supporto
finanziario necessario con il pagamento anticipato dell’indennizzo. Ciò è fondamentale
perché altrimenti molte imprese di pesca arriverebbero già fallite al fermo estivo con
contestuale stato di povertà e miseria per le famiglie dei propri imbarcati;
2) Sensibilizzare le amministrazioni locali a fare squadra per sostenere in maniera unitaria
quelli emendamenti che giungono dai parlamentari di tutte le correnti politiche e che prevedono gli aiuti anche per il settore della pesca nel decreto “caro energia” in
discussione alla Camera e Senato;
3) Confermare per le imprese di pesca dei benefici di cui all’art. 6 della legge 27 febbraio
1998, n.30 che prevedono sgravi fiscali per le imprese di pesca.