Una storia emblematica di un Molise che si è smarrito e non riesce a ritrovarsi più. Uno zio di Carlo, Michele Francalangia arruolato nell’esercito degli Stati Uniti d’America morì in Francia nella Prima Guerra Mondiale del 1915-18. I genitori nello stesso periodo erano già emigrati nel Connecticut (USA) tanto è vero che i primi due fratelli di Carlo sono nati negli Stati Uniti agli inizi degli anni venti. La grande crisi del 1929, riportò la famiglia Francalangia in Molise e più precisamente a Campodipietra, il proprio comune d’origine dove vennero acquistati altri terreni investendo i risparmi americani. Nel 1937 nasce Carlo che vive di riflesso gli anni della seconda guerra mondiale e quelli non facili del dopoguerra, lavorando i campi e imparando vari mestieri tra cui quello del fabbro-ferraio. Nel 1953 la famiglia torna negli Stati Uniti e Carlo a 16 anni comincia a lavorare in più aziende fino ad arrivare in una grande compagnia dove svolge con diligenza le proprie funzioni di operaio per 13 anni. Spinto dalla voglia di intraprendere un’attività in proprio nel 1972 apre un’officina meccanica insieme al cognato nei pressi di New Britain nel Connecticut a poco più di un’ora da New York. Per qualche tempo le uniche aiutanti erano le mogli dei due soci e più in là qualche operaio ed il figlio Mario che fin da bambino ha seguito le orme del padre. Oggi la ditta conta 200 dipendenti, fattura milioni di dollari e si è specializzata in componenti d’aeroplani. In particolare produce parti dei motori degli aerei più potenti ed i sistemi meccanici che movimentano le ali ed i carrelli. Carlo è un imprenditore americano che si è fatto da sé, ha girato il mondo, non gli manca nulla e per diversi mesi l’anno vive in Florida, ma da perfetto molisano continua a seguire l’attività della fabbrica, conosce gli operai uno ad uno e brontola che è sempre più difficile trovare tecnici specializzati in meccatronica, fresatori e tornitori. Diffida dell’economia di carta, ama la produzione materiale di beni industriali e teme la concorrenza di Cina, India e dei paesi asiatici più aggressivi. Dal 1982 torna ogni anno nel suo paese a Campodipietra per la Festa del Patrono il 12 agosto. Segue la processione di San Michele Arcangelo con lo stesso attaccamento dell’ex-Presidente della Regione Adolfo Colagiovanni che non mancava mai, respira l’aria di Campodipietra e trova il tempo anche di rimanerci male se gli capita come quest’anno di vivere una Festa sottotono e senza luminarie. Ricorda la competizione dell’adolescenza con i paesi vicini e resta impressionato dalla capacità organizzativa di Jelsi quando visita il Museo del Grano e della bella mostra sulla forgiatura di Frsolone che gli ha fatto rivivere i tempi del suo apprendistato nella bottega del fabbro di Campodipietra. Persona schiva e concreta, è rimasto molto legato alle sue origini come gran parte dei nostri Molisani nel Mondo, che costituiscono la ricchezza più grande e inesplorata della nostra terra. La nuova legge regionale n. 12 del 2015 che disciplina la materia potrebbe rappresentare una giusta cornice per disegnare quel Grande Molise che si ricollega con i suoi 150 anni di emigrazione, al fine di implementare una miriade di attività, scambi e iniziative economiche, tese a restituire opportunità, sorrisi ed emozioni, al di qua e al di là dell’Atlantico, del Pacifico o delle Alpi. Carlo Francalangia è solo una delle mille storie di emigrazione a cavallo tra la fine dell’ottocento, gli inizi del novecento ed il secondo dopoguerra. Possiamo realizzare un Museo interattivo regionale, dinamico, virtuale e digitale, in cui raccogliere i documenti, gli archivi parrocchiali, le fotografie, i libri e le innumerevoli vicissitudini umane di chi è andato via ? (Michele Petraroia)
Carlo Francalangia. Una storia molisana
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