Molti capi di abbigliamento, venduti in Italia, ma prodotti in Cina, Vietnam e Arabia Saudita, provocano patologie dermatologiche alle persone che li indossano.
Lo afferma uno studio dell’Associazione italiana Tessile e Salute, che è stato realizzato, su richiesta della Commissione europea, a seguito di un regolamento della Ue emanato nel 2011.
Per fare chiarezza sulla problematica e tentare di bloccare la commercializzazione di tali indumenti, l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini ha presentato un’interrogazione, in cui chiede alla Commissione europea di “spiegare come intende intervenire per evitare che in Italia e in Europa si continuino a vendere articoli di importazione realizzati con tessuti e sostanze nocive che mettono a rischio la salute di chi li indossa”.
Nell’interrogazione viene precisato che “lo studio realizzato dall’Associazione italiana Tessile e Salute rileva che circa 7/8 delle patologie dermatologiche che colpiscono i cittadini europei, sono causate dagli indumenti indossati, e che nel cento per cento dei casi, in cui è stato possibile individuare i capi d’abbigliamento causa di tali patologie, si trattava di articoli di importazione.
Il regolamento europeo sui capi di abbigliamento – precisa Pedicini nell’interrogazione alla Commissione Ue – impone vincoli da rispettare e maggiori costi a chi produce in Europa ma non è altrettanto rigoroso sugli articoli importati. Pertanto, accade che molti articoli scartati da paesi quali Cina, Vietnam, Arabia Saudita, perché non conformi ai requisiti eco-tossicologici delle loro legislature, vengono importati e commercializzati in Europa”
PIERNICOLA PEDICINI – Eurodeputato del M5S