Il suo tour estivo procede a gonfie vele e si appresta a sbarcare in Molise con l’attesa esibizione di mercoledì prossimo, 28 agosto, al Campobasso Summer Festival. Nayt in questi giorni è intanto alla ribalta anche sulla stampa con una intervista al Corriere della Sera nella quale si racconta. “Forse – dice al giornale parlando del suo futuro – la cosa più importante che resterà della mia musica è il modo in cui ho scelto di vivere la vita da artista, proprio come un monaco vive da monaco”. Il rapper romano, 30 anni non ancora compiuti, non ama parlare della sua vita privata, vita con un passato complicato. “Preferisco concentrarmi sulla musica”, ammette. Si sofferma poi sul suo ultimo disco “Habitat Tour”, pubblicato il 5 luglio scorso, un disco dal vivo registrato durante il suo tour invernale nei club con l’aggiunta di quattro canzoni inedite.
“Ho scelto di fare un album live – spiega – perché in ambito hip hop ce ne sono pochi. Trovo che questi prodotti aiutino a capire meglio l’immaginario dell’artista. L’approccio dal vivo è un dettaglio molto importante, cerco sempre di curare questo aspetto con attenzione”.
Nayt è una rarità nel panorama rap italiano: nei suoi concerti si può apprezzare anche la sua bravura nelle canzoni chitarra e voce, molto vicine al mondo dei cantautori. “Sono sempre stato poliedrico – conferma -: negli anni mi sono reso conto che è un dono ma anche una condanna, perché il pubblico si sente destabilizzato, e in un mercato come quello di oggi non paga. Ma non posso fare altrimenti. Se credi fermamente nella bellezza di qualcosa, devi portarla avanti fino alla fine”.
Non ama fare come molti suoi colleghi che esternano quotidianamente sui social: “Scrivere è un atto politico e mi focalizzo su questo, piuttosto che mettermi a fare l’opinionista del web. Non credo di aver mai pubblicato niente sulla Palestina, ma a ogni concerto invoco il cessate il fuoco”.