Campobasso/ La lavorazione della conserva di pomodoro, tra tradizione e cultura

di Stefano Manocchio

E’ stata una serata piacevole, quella passata nel raccolto e molto accogliente ambiente del cortile del ristorante “Concetta” a Campobasso in occasione dell’incontro con Lia Giancristofaro, autrice del libro ‘Tomato Day- il rituale della conserva di pomodoro’, inserito nel cartellone di Librintavola all’interno della programmazione della XXII edizione di ‘Ti racconto un libro’, per la direzione artistica ed organizzativa di Brunella Santoli.

Un incontro informale per una pubblicazione che, nella descrizione fatta dall’autrice con la narrazione di aneddoti ed il continuo ripercorrere tragitti della tradizione, non solo ha tenuto il pubblico incollato alle sedie, ma anche alimentato un bel dibattito conclusivo.

Quello della preparazione della ‘salsa’ è un rituale che ha regole precise e raramente scritte, ma tramandate di generazione in generazione, fondate generalmente sulla sapienza della capostipite di una famiglia che, in quell’occasione, si riunisce in un cortile o nelle comunità rurali, in un casolare o in qualunque luogo utile, purché all’aperto e, tra una chiacchiera ed una lavorazione che richiede comunque attenzione e regole precise, prepara questo prodotto di largo consumo ma nella disponibilità esclusivamente familiare.

Lia Giancristofaro ha precisato che la tradizione della conserva di pomodoro, a differenza di altre ( ad esempio l’olio) è caratterizzata dal fatto che tutta la filiera di lavorazione è casalinga, dove tutti partecipano, naturalmente con tutte le attenzioni e le differenze di ruolo; fatto questo che rafforza i legami familiari ed il ruolo delle donne, che hanno il comando assoluto di tutti i processi, mentre gli uomini sono meri esecutori solo di alcune lavorazioni.

E’ una tradizione ancora forte dalle nostre parti e, come ha detto l’autrice, anche nelle regioni confinanti, ma che soffre due aspetti che iniziano a condizionarla: l’urbanizzazione, che rende i condomini sempre meno adatti ad accogliere attrezzature e suppellettili necessarie alle lavorazioni ed il flusso migratorio giovanile, che in un certo senso sta drammaticamente spezzando la struttura matriarcale addetta alla lavorazione.

Connesso all’urbanizzazione il problema ‘morale’ dei mutati rapporti tra le persone, sempre meno confidenziali e sempre più conflittuali; per cui, come la stessa autrice ha specificato, spesso le lavorazioni negli spazi condominiali, seppur all’aperto, sono soggette a litigi e contenziosi, segnalazioni per il rispetto dei parametri ambientali o igienici e quant’altro affine alla litigiosità delle persone.

Una tradizione che per quanto detto viene continuamente minata, ma resiste, anche se il ricorso al prodotto industriale è sempre più frequente in una società dai tempi veloci e ritmi accelerati. Starà a noi permettere che invece questa tradizione possa reggere e continuare nella cultura e popolazione locale.

Con l’autrice del libro ha dialogato Marialaura Bonaccio. Al termine dell’incontro la piacevole sorpresa di un bel buffet, per buona parte incentrato su prelibatezze molisane (tra le quali la ciambotta, pizza e minestra, pallotte cacio e uova) a coronamento di una serata che, grazie anche al clima mite che ha permesso la collocazione all’aperto, è stata piacevole e rinfrancante per la mente.

TUTTE LE FOTO NEL PRESENTE ARTICOLO SONO A CURA DI STEFANO MANOCCHIO

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