«L’XI giornata per la custodia del Creato promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e recentemente istituita da papa Francesco come giornata Mondiale di preghiera per il Creato, il 6 agosto 2015, sia un invito a tutelare la nostra grande casa per prevenire disastri».
Così ha commentato il vescovo della diocesi di Campobasso –Bojano mons. GianCarlo Bregantini, già Presidente per la Commissione Episcopale per i problemi Sociali, il Lavoro, La Pace e la Custodia del Creato invitando tutti alla riflessione per costruire una coscienza ecosistemica. Una giornata mondiale di preghiera con radici profonde, che si innestano nella storia Ecumenica. La Chiesa Mondiale, per sua natura, è sempre stata attenta alle problematiche ecologiche, tradotte in chiave teologica con la cura e la Salvaguardia del Creato. Un momento importante di riflessione, alla luce dei vari accadimenti mondiali e nazionali, che spingono sempre più l’uomo a riflettere sul suo ruolo all’interno del mondo. In un ordine prestabilito interventi che vanno a turbare l’armonia perfetta del Creatore, sono il riflesso di una situazione di caos che si sta creando nell’ecosistema. Senza addentrarsi in problematiche socio politiche il nodo fondamentale, secondo il messaggio della CEI è di educare ed educarci a nuovi atteggiamenti e stili di vita, come ribadisce papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’ al n.202.
«Tutto parte da una conversione radicale del cuore, un cambiamento nella considerazione del Creato e nel riconoscimento che ognuno di noi ha una piccola, ma considerevole parte di responsabilità nella cura della terra che ci è stata affidata fin dalle origini. Il Padre della Tenerezza, ricorda il Santo Padre, ci ha dato la possibilità di vivere in sintonia con tute le creature in una “eucaharistìa” che è lode di grazie al creatore. La preghiera è un trade d’union indispensabile per far comprendere, nell’esperienza di fede, il valore creaturale che ci spinge all’unità e all’amore per tutte le opere del Signore. L’invito è di abbandonarsi alla Misericordia, nell’ascoltare il grido della terra insieme a quello dei poveri, esorta Papa Francesco, per dare una pronta e misericordiosa risposta al gemito che viene dalle creature, da tutte le creature esposte al male. Ecco dunque l’esortazione ad una spiritualità concreta , fondata sull’eucarestia ma attenta al gesto di aiuto e al cambiamento dello stile di vita.
Essere misericordiosi significa avere la capacità di ascoltare la richiesta di aiuto dei più deboli e delle stesse creature che gemono e soffrono per le scelte stolte e egoistiche della razza umana. L’appello della Chiesa si spinge verso tutti i cristiani, in un afflato ecumenico, nel voler acquisire consapevolezza della comunione universale che lega le diverse creature, in una osmosi segno di comunità in cui vive la terra. Fermarsi a pregare e ad essere operativi nello stesso tempo significa proseguire in un cammino di conversione indispensabile per considerarsi tutti fratelli, uniti in una coscienza di rispetto e di amore per il creato, seguendone le sue leggi interne e non assoggettando, a proprio piacimento terre e mari. I risultati sono gli occhi di tutti, amplificati dai media. In questo modo il grido della natura diventa il grido della creatura che sperimenta, nel mondo, la forza del creato di cui , pur con la sua prepotenza tecnologica, non ne riesce a controllare la potenza.
Questa giornata, di certo ispirata dallo Spirito, diventa una sfida urgente per il terzo millennio, impegnato in logiche di profitto che fanno dimenticare all’uomo di essere ospite e non padrone del Creato, abitante di passaggio di una grande casa creata per la lode del Signore e non per l’esaltazione di un progresso selvaggio che sta distruggendo le creature e l’ecosistema. Il cambiamento radicale del cuore che permea l’enciclica Laudato Sì può e deve essere elemento guida di prossimità per i tanti fratelli che hanno sperimentato la potenza della forza della natura, che si è manifestata nell’ultimo terremoto. Come abbiamo più volte ribadito, noi siamo solo ospiti del creato, non certo padroni egoisti, anche se spesso ci comportiamo in tal senso.
E’ questa cecità che ci porta a costruire, molto spesso “sulla sabbia” e non “sulla roccia”. E così, ogni volta, ci ritroviamo ad affrontare le identiche domande che prendono l’uomo nel momento dell’angoscia e del bisogno, dimenticando che, costruendo diversamente, con più responsabilità e lungimiranza, come gli uomini che edificarono la casa sulla roccia, tante sciagure potrebbero essere evitate. Vanno affrontate tali problematiche alla luce delle indicazioni profetiche del Papa, per una consapevole opera di ricostruzione che non sfoci in inutili episodi di sfruttamento del dolore e della sofferenza altrui. Abbiamo sperimentato altresì, da questo ultimo evento sismico, quella solidarietà positiva, certa, partecipata, vissuta, che è tipica del Creato, in cui tutto si svolge in armonia. Così dovremmo imparare dal creato a costruire “case radici”, secondo logiche abitative più flessibili, contro la cementificazione e l’inurbazione selvaggia che porta a vivere in case alveari in cui ci si sente pericolosamente ingabbiati, sia socialmente che fisicamente.
Fare proprie tali indicazioni significa sperimentare la Misericordia di Dio anche in situazioni di dolore e solitudine, pensando al Cristo abbandonato sulla Croce ma anche alla Madre piangente ai piedi del legno. In questa giornata mondiale del Creato una indicazione campeggia su tutte le altre: come il Padre è misericordioso così noi dobbiamo esserlo nei confronti di tutte le creature, imparando a tutelare la nostra grande casa per prevenire disastri che sono naturali nella storia dell’umanità. Imparare a costruire una coscienza ecosistemica sarà la sfida del terzo millennio»