Nel mercato del lavoro italiano l’occupazione cresce di più al Sud che al Nord, le regioni a maggior traino sono Sicilia, Campania e Puglia, con incrementi superiori alla Lombardia.
La nuova occupazione è lavoro povero, meno pagato, a basso valore aggiunto, anche se l’incremento del numero dei lavoratori conta trecento cinquantadue mila in più solo nel 2024, in grandissima parte a tempo indeterminato.
Nel 2024 è stata la Sicilia la regione con il maggiore aumento dei lavoratori, sia rispetto al 2023, più 64.700, sia rispetto al 2019, più 111.500, è stata più che doppia rispetto a quella della Lombardia, nonostante la Sicilia abbia poco più della metà della popolazione, anche Campania e Puglia, se si guarda all’incremento dei lavoratori dal 2019, sono con un aumento di 70.000 in entrambi i casi, meglio del Nord.
A livello provinciale è a Crotone che c’è stato l’aumento maggiore degli occupati, più 11,2% simile a quello verificatosi a Caltanissetta e Viterbo, più 11% e più 10,8%. Ottime performance anche a;Vibo Valentia, Siracusa, Salerno, Sassari, L’Aquila.
Lo stesso si può dire del confronto con il 2019: in Sicilia in media i lavoratori sono cresciuti dell’8,2% in Lombardia, invece, solo dell’1,2% e in Emilia Romagna, dato eclatante, non c’è stato alcun incremento, mentre a Roma c’è stata addirittura una riduzione dello 0,3%.
Ai primi posti per aumento di occupati ci sono le province siciliane di Ragusa e di Enna, più 14,3%, seguite da Lecce, più 14%, e poi da alcuno aree del Centro periferiche, al confine o non lontane dal Mezzogiorno, come Ascoli Piceno, Viterbo, Frosinone.
Poche ma significative le eccezioni, come la provincia di Taranto, di Caserta, di Cosenza, dove c’è stata una riduzione nonostante la pessima situazione iniziale.
Nel confronto tra il 2019 e il 2024 gli occupati a Genova sono saliti del 7,5%, mentre in tutta la provincia del 4,3%, a Milano del 2,9%, nel milanese del 2,64%, la riduzione dell’1,13% nella provincia di Bologna mentre in città è del 3,9%, a Catania ben il 17,3% in più a Bari il 9,3% Palermo l’8,3%, incrementi tutti maggiori di quelli, pur positivi, delle rispettive province.
In dieci grandi città su tredici sono gli occupati di genere maschile ad aumentare maggiormente, anche se godono di un tasso di occupazione di partenza già più alto.
Istat ritiene che la domanda di personale delle aziende, che tra 2019 e 2024 è salita di ben il 61,5% nelle attività immobiliari e del 38,5% nelle costruzioni, questo spiega la forte richiesta di lavoratori uomini, sarà forse per l’onda lunga del Superbonus, ma non solo, visto che la domanda ha continuato ad aumentare, e non poco, anche nel 2024.
Nella manifattura l’incremento è stato solo del 5,5% con una totale stagnazione l’anno scorso, questo spiega perché nel Nord e nelle aree più industriali, emiliane o vicentine non c’è stato alcun aumento di lavoratori,anzi, sono diminuiti.
L’incremento d’occupazione c’ è stata nei servizi, in particolare in quelli in cui i salari sono inferiori alla media, molto probabilmente, ad avere influito è stata la diminuzione di lavoro nero e i cambiamenti sociali che hanno portato le giovani donne a occuparsi invece che rimanere inattive.
In un contesto di bassa produttività e altissime disuguaglianze geografiche, se le aree più povere del Paese, vedono performance migliori della media non può che essere una buona notizia, anche se fosse solo per effetto della riduzione del nero e dei Neet, che stanno diminuendo.
Serve soprattutto lavoro di qualità e stipendi più alti, sia nel Mezzogiorno che al Nord ma accogliamo positivamente quello che passa il convento.
Alfredo Magnifico