Garantiscono il trasporto pubblico, distribuiscono acqua, gas e luce, smaltiscono rifiuti, elaborano dati, gestiscono teatri e farmacie e fanno molto altro ancora. In tutta Italia sono più di 8.000, 6.400 fanno capo agli enti locali e sono in attività. Queste muovono più di 40 miliardi di euro all’anno e danno lavoro a più di mezzo milione di persone. Quasi 50.000 poltrone negli organi di amministrazione e controllo che costano più di 3 miliardi. Per la UIL, ad ogni livello, è ormai indispensabile e improcrastinabile mettere mano alla moltitudine di Enti e Società pubbliche, spesso improduttive e fonte di produzione di deficit, ad iniziare dalle troppe società che non hanno dipendenti, e quindi difficilmente catalogabili come di pubblica utilità. Tuttavia, è oltremodo indispensabile assicurare il mantenimento dell’attuale base occupazionale in generale e, in molte realtà, garantire la salvaguardia della funzione e dell’erogazione di servizi utili ai cittadini.
Il numero delle società ed enti partecipati dalle istituzioni locali è cresciuto nel corso degli anni (come il numero di quelle “centrali”). Questa amplificazione quantitativa delle società è stata funzionale ad aggirare l’ostacolo del Patto di Stabilità interno nel gestire servizi più o meno essenziali. “Ragione in più per distinguere con oculatezza le società che gestiscono servizi essenziali da quelle utili solo ad acquisire consenso. – puntualizza con fermezza Tecla Boccardo, leader della UIL molisana – Occorre, dunque, razionalizzarne il numero e le funzioni, anche riportando nella gestione diretta degli enti locali i molti servizi e le funzioni. È poi necessario favorire il dimensionamento delle società che gestiscono i servizi a carattere industriale con l’intento di incoraggiare le economie di scala e di ridurre i costi di gestione e i costi delle tariffe ai cittadini. Si calcola che, mettendo finalmente in atto una serie di misure di razionalizzazione, si potrebbero realizzare risparmi per circa 2 miliardi di euro l’anno. Ovviamente – per Boccardo – resta fondamentale garantire il posto di lavoro ai tanti operatori che lavorano in queste realtà anziché pensare a scorciatoie inutili come la collocazione in mobilità per i lavoratori.
In Molise le società, consorzi, enti o fondazioni partecipate dagli enti locali territoriali dovrebbero essere 37. Ma serve una mappatura che consenta di conoscere al meglio questa realtà complessa: capendo l’attività che effettivamente svolgono, valutando quali di queste devono essere riportate nelle dirette azioni messe in atto dalle pubbliche amministrazioni, conteggiando i dipendenti, verificando la qualità degli amministratori (ne abbiamo conteggiati ben 273, chissà quanti seri professionisti e quanti trombati dalla politica), progettando una diversa, più moderna, celere, efficiente, economicamente reggibile articolazione.”
La sfida che la UIL Molise lancia alla politica ed agli amministratori locali: “Alcuni giorni fa il Governo, con l’intento di riorganizzare questo sistema, ha varato i primi provvedimenti volti alla chiusura di alcune realtà, la valorizzazione di altre, l’alleggerimento degli organi di amministrazione, il perseguimento di maggior economicità nell’azione, la salvaguardia di professionalità e, ci auguriamo, dei posti di lavoro. Una volta tanto, in Molise facciamoci trovare pronti, avviamo un confronto vero e definiamo una strategia complessiva. La UIL è pronta a fare la sua parte: per la tutela dei lavoratori interessati, per la promozione dei diritti dei cittadini che fruiscono dei servizi, per un sistema delle partecipate più moderno, meno clientelare, più all’altezza delle reali necessità.”
Boccardo (UIL): è ora di ragionare sulle Partecipate pubbliche. Il Molise sia di esempio per una volta
Commenti Facebook