“In questi concitati giorni in cui la discussione sul rinnovo dei contratti nel settore pubblico appassiona per i più disparati motivi, in molti si lanciano in accorati appelli e lettere di sensibilizzazione sullo spinoso tema, ostentando soluzioni e rivendicando la primigenia di questa o quella iniziativa. A tal proposito ricordo a me stessa che la UIL è l’organizzazione che a livello territoriale e nazionale si sta battendo su più tavoli affinché venga rimosso un blocco contrattuale nei confronti dei lavoratori del pubblico impiego che ormai da anni vedono il loro salario fermo a parametri che oggi sono divenuti inaccettabili.
Nelle arene televisive, sulla stampa e nelle disquisizioni tra illustri analisti tanto si parla della scomparsa della classe media: a noi le ragioni di tale evenienza sembrano piuttosto semplici. Quel ceto, spesso rappresentato dai dipendenti pubblici, ormai vive difficoltà economiche e sociali causa un costo della vita elevato, un aumento sconsiderato dei beni primari ed un accesso al credito sempre più restrittivo. Tanti ingredienti che sommati ad uno stipendio immobile per anni, fa si che la ricetta sia completa e che milioni di italiani soffrano già alla metà del mese. La nostra Organizzazione, vista e comprovata l’insensibilità sulla questione mostrata da questo Governo e da chi lo ha preceduto, sta tentando una strada diversa e più forte rispetto a quelle tradizionali per veder riconosciuto un legittimo diritto ai dipendenti pubblici. Mi riferisco, nella fattispecie, al ricorso promosso dalla UIL alla Corte Costituzionale contro il Governo, con l’auspicio che venga sollevata l’illegittimità dei decreti che bloccano i rinnovi dei contratti nella pubblica amministrazione.
Dopo la prima udienza di alcuni giorni fa e con l’auspicio che i giudici Costituzionali si pronuncino a breve sul tema, continueremo a contestare con decisione le scelte che il Premier Renzi ed il suo Governo impongono in tutti i comparti afferenti il settore pubblico.
La Consulta in passato si è già pronunciata dichiarando l’ammissibilità di misure restrittive simili solo in chiave emergenziale e in modo circoscritto nel tempo. Sembra invece che queste determinazioni si stiano dilatando ovunque, diventando strutturali, anche perché i vari governi avvicendatisi in questi anni non sono mai stati in grado di proporre un progetto credibile di rilancio e rinnovo della PA.
Dunque, fatti non parole, affinché l’intero sistema che oggi risulta essere tra i più vessati dal punto di vista fiscale e che continua ad essere ingiustamente percepito come costo per la società, si riappropri del ruolo e della dignità che gli spetta.”