La richiesta di restituzione degli aumenti stipendiali pregressi avanzata dal Ministero dell’Economia ai docenti italiani beneficiari, con propria nota del 27 dicembre 2013 attuativa del DPR n. 122/2013, è un errore sia sul piano formale che su quello sostanziale e và tempestivamente sospesa individuando soluzioni alternative. I diritti acquisiti dai lavoratori della scuola non possono essere oggetto di provvedimenti ex-post da parte del Governo a danno di una categoria che percepisce emolumenti al di sotto della media europea e sconta il mancato rinnovo contrattuale da anni.
Bisogna adoperarsi per bloccare la procedura di recupero delle somme e agire con gli strumenti della progressività sanciti nella Costituzione e accantonati dalle scelte improvvide del Governo che persiste ad aggredire fiscalmente solo il lavoro dipendente, parasubordinato ed i percettori di pensione, che risultano in termini paradossali le categorie più ricche tra i contribuenti italiani stante le verifiche sulle dichiarazioni dei redditi presentate al Ministero delle Finanze.