La storia si ripete, purtroppo! Il nostro territorio matesino è stato sempre conteso. Non si comprende il perché. Forse, per la bellezza della sua natura attrae oltre ogni limite e viene scelto come luogo ideale per le aggressioni al suo ambiente! Già negli anni ’70 la popolazione di Campochiaro, con varie manifestazioni, si ribellò, purtroppo con esiti negativi, agli espropri dei terreni della piana messi in atto dalla Italcementi che avrebbe estratto il calcare utilizzato per il cementificio di Guardiaregia. L’immenso canyon artificiale formatosi alla fine dei lavori, invece di essere bonificato come prevedeva il progetto, negli anni ’80 per gli “illuminati amministratori e politici molisani” del tempo sarebbe dovuto divenire un digestore per i rifiuti di 25 comuni del Molise centrale: 4.400 tonnellate di fanghi da depurare che, secondo il piano, sarebbe stato convertito in biogas e concimante.
Nel 1988 un mio articolo, “Una discarica… nell’archeologia!”, metteva in luce le problematiche ambientali a cui saremmo andati incontro se la sentenza del TAR n. 1425 dell’aprile 1995 non avesse bloccato la costruzione di un digestore. C’era il rischio reale di processi putrefattivi, lo sviluppo di focolai di infezione, l’infiltrazione di liquidi di percolazione negli strati più profondi del terreno, con contaminazione delle falde acquifere. Gli aspetti idro-geologici dell’area indicavano la presenza di sedimenti carbonatici alluvionali, ghiaie, sabbie con argille debolmente stratificate, altamente permeabili, per cui un’eventuale perdita di percolato, conseguente alla rottura accidentale del sistema di impermeabilizzazione della discarica, poteva provocare un disastro ecologico con conseguente drammatiche sull’acquifero sotterraneo della conoide e della vallata di Bojano.
Anche allora si mobilitarono comitati, enti, sindacati, partiti, cittadini a tutela di questa piana solatìa (probabile etimo del nome Campochiaro). Si voleva decretare di fatto – e l’intento di oggi mi pare lo stesso -, l’agonia per questa pianura da sempre luogo ideale per gli uccelli migratori e stanziali. Abbiamo avuto alcuni anni fa anche la presenza della cicogna. Cosa dire sull’alta rilevanza storico-archeologica dell’intera area interessata dai resti della gloriosa civiltà sannitica, dei reperti di una necropoli longobarda che fanno bella mostra nel Museo di Campobasso. Questi luoghi offrono il passaggio ad uno dei tratturi più conosciuti attraversando il quale le greggi venivano condotte da Pescasseroli in Abruzzo sino a Candela nella Puglia; proprio in queste terre campochiaresi esso è ancora intatto nelle sue dimensioni originali. E’ un territorio da tempo a vocazione agro-turistica, ideale per la raccolta di prodotti della terra: funghi, fragole, tartufi, origano di eccellente qualità. Da ricordare ancora la ricchezza di acque sorgive e la presenza di un’alta concentrazione di fossili. Non possiamo dimenticare gli allevamenti avicoli, zootecnici, gli allevamenti di acqua dolce (trota e gamberi ) e i caseifici.
Che fine faranno?
In verità, non pensavo assolutamente di trovarci ancora dopo anni in situazioni d’emergenza per le nostre terre, in seguito alle politiche di programmazione regionale in campo ambientale. Di nuovo stiamo subendo un’aggressione indiscriminata! Eppure, ricordo che dopo quell’esperienza, tante furono le proposte per riconvertire le cave del territorio. Nei “Quaderni ambientali del Molise – Quaderni di Italia Nostra” del 1995, l’autore Francesco Manfredi Selvaggi ne indicava diverse: chi proponeva di creare dei laghetti artificiali deviando un tratto del torrente Quirino, chi creare oasi di riserva ambientali, altri ritenevano valida la proposta più spesso ripresentata del Parco del Matese.
La tutela e la salvaguardia del patrimonio naturalistico ha creato i presupposti per la nascita nel 1997 dell’Oasi del WWF di Guardiaregia-Campochiaro, la più grande del Molise e la seconda in Italia. Vogliamo solo ricordare, per chi ancora non la conoscesse, cosa può essere ammirato visitando la riserva.
Nel territorio di Guardiaregia: Le Gole del Torrente Quirino, con la cascata di San Nicola, Monte Mutria, la massima cima della Riserva (1823 m./s.l.m.).
Nell’area di Campochiaro: Soglietta degli abeti, a quota 1634 m./s.l.m., i pianori carsici di Chianetta, Valle Uma, Piscina Cul di Bove e di Piana Marianella e le grotte di Pozzo della Neve (-1048 m) e di Cul di Bove (-913 m), per profondità ed estensione fra i più imponenti abissi d’Italia. La vegetazione presenta, tra le tante specie arboree, il Leccio, il Corbezzolo, il Faggio, il Carpino nero, il Cerro, l’Orniello, l’Acero di Lobelius, il Maggiociondolo e il Corniolo. Nella stagione primaverile, si ammirano le fioriture di Crocus, Garofano selvatico, la Soldanella alpina, l’Androsace villosa, e la Primula auricola. Rilevanti ancora il Sigillo di Salomone, il Giglio di San Giovanni, l’Aquilegia vulgaris, l’Anemone dell’Appennino, l’Hepatica nobilis, la Belladonna e 38 specie di orchidee spontanee.
Oltre al Lupo, si segnalano il Gatto selvatico, il Tasso, lo Scoiattolo, il Cinghiale ed il Capriolo. Tra gli anfibi la Salamandrina dagli occhiali, la Salamandra pezzata, la Rana dalmatina. La Natrice dal collare ed il Saettone occhi rossi sono i rettili rappresentativi. E’ presente l’Aquila reale, ma anche il Lanario, il Falco pellegrino, il Falco pecchiaiolo, il Nibbio reale, la Poiana, il Corvo imperiale, il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde e il Picchio muratore, Merlo acquaiolo. Sono inoltre state censite finora circa 340 specie di farfalle tra notturne e diurne e, tra gli altri insetti, la rara e bellissima Rosalia alpina.
Basterebbe solo la lettura di queste poche righe per comprendere quale rilevanza naturalistico-ambientale mostra il territorio matesino e a quali rischi potrebbe andare incontro con la continuazione di un piano energetico che interferirebbe tragicamente con un ecosistema fiore all’occhiello della nostra regione.
Credo che i nostri governanti conoscano bene la storia e le lotte intraprese da anni da parte dei comuni matesini per mantenere e preservare il proprio territorio (pur tenendo conto dei vari decreti sullo smaltimento dei rifiuti). Ecco che con le scelte finora attuate si continua, dopo ciò che è avvenuto negli anni ’70 e ’80, a colpire questa terra già martoriata e a chiedere un conto salato alle popolazioni oramai stanche di subire aggressioni nella propria casa. Vorremmo capire cosa è accaduto negli ultimi mesi per fare cambiare i progetti e le scelte ambientali regionali, visto che l’Assessore regionale alla tutela dell’Ambiente Vittorino Facciolla, nell’ottobre 2013, confermava la ferma volontà della giunta regionale di istituire il Parco del Matese. Anche il Presidente Frattura, circa due mesi dopo, alla conferenza sulla Green Economy, tenutasi nel dicembre 2013 a Roma presso l’Università La Sapienza, affermava: “è evidente che un green new deal, una nuova economia orientata alla sostenibilità, alla tutela dell’ambiente, alla valorizzazione delle aree naturali, rappresenta una delle vie principali per ragionare di sviluppo. Sono i numeri, risorse e occupati ‘verdi’, a imporci ragionamenti concreti sui temi della biodiversità, delle aree protette e della green economy”.
Al presidente Frattura mi permetto di consigliare di uscire dalle sterili polemiche degli ultimi tempi con la parte politica avversa, che sembrerebbe schierata a favore delle popolazioni in lotta, contro le decisioni del suo esecutivo. E’ molto difficile comprendere, nel ginepraio di opinioni di questi ultimi tempi, i fini politici di uno schieramento o quelli di un altro.
Gli slogan che ha sentito sciorinare attraverso il web, la tv, e che lei, Presidente, definisce “di ambientalismo spicciolo privi di qualsiasi sostanza”, non vengono certo dettati dai politici che hanno visitato il presidio della zona industriale. Non stiamo a chiederci: chi cavalca la protesta?
La gente di Campochiaro conosce molto bene la situazione. E’ stata in altre occasioni già raggirata con pretese e promesse sempre dimenticate, per cui è spinta a manifestazioni di dissenso per impedire la continuazione dei lavori nella campagna solamente per preservare il proprio territorio. E’ bello e commovente il coinvolgimento in questi giorni dei bambini, dei ragazzi e dei giovani che lottano insieme agli adulti. E’ in gioco il loro futuro! Manifestano convinti la loro opposizione a scelte sbagliate. Ecco perché i giovani si allontanano dalla politica attiva, non ritenendo credibili gli atteggiamenti e le decisioni dei politici di turno, visto che nel giro di un mattino tutto si stravolge e si dà corso a decisioni impopolari. A cosa serve, allora, parlare di turismo, di tutela ambientale, di sostenibilità, di politiche agricole, quando tutto viene affossato.
La storia così si ripete ancora.
La vera vocazione di questa terra, da sempre luogo della bellezza, famoso per la salubrità dell’aria, per la qualità dei prodotti della terra, per la piacevolezza degli scorci naturalistici, è quella turistico-ambientale.
Non c’è alternativa possibile!
Bisognerebbe implementarla, Signor Presidente, ed allora sì che le prospettive lavorative per i nostri giovani diventerebbero realtà, perché si creerebbe il circuito virtuoso dell’ecoturismo teso ad uno sviluppo armonico dell’economia locale. In considerazione dei riscontri molto positivi che sta avendo l’Oasi del territorio, con le tante iniziative ed eventi che durante tutto l’anno vedono la presenza sempre più massiccia di visitatori, sarebbe auspicabile programmare, oltre alle passeggiate sui Monti del Matese, anche visite archeologiche.Quello che ci auguriamo da tempi oramai lontani è la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti di questa terra come le fragole, i funghi, l’origano di ottima e ricercata qualità. Favorire piuttosto lo studio delle tradizioni locali, della nobile civiltà contadina e silvo-pastorale sino all’auspicabile apertura di un Museo della Civiltà Contadina e del Folklore, già da tempo in allestimento. Adoperarsi affinché i reperti archeologici provenienti dagli scavi del paese non vadano dispersi tra i musei della regione, ma possano essere raccolti, come si attende da tempo, nella sede elettiva che dovrebbe essere il Museo Civico presso l’ex Chiesa di san Berardino.
Non riesco, pertanto, a comprendere come sia possibile che un turista, che lasci la statale e si diriga lungo i pochi chilometri di pianura in direzione di Campochiaro per visitarne il borgo, per ammirare il paesaggio dell’Oasi ambientale, i siti archeologici, i monumenti storico-religiosi, dovrebbe incontrare, appena superato il passaggio a livello, come un “accogliente souvenir”, come un “fiore all’occhiello”, una centrale di questo tipo.
Questo territorio deve essere lasciato in pace!
Già ha subito per tanti anni aggressioni che ne hanno minato la stabilità (cave e così via), e tanti sono gli scempi che ancora feriscono la nostra terra.
Si vuole ancora distruggere ciò che rimane?
E’ giunta l’ora di dire basta!
I politici di turno devono mettersi l’anima in pace!
Questa zona va difesa così com’è per lasciare ai nostri figli e nipoti uno spazio vivibile per quanto possibile ancora.
Se, come si apprende, l’Arpa Molise valuta i valori di inquinamento ambientale della zona superiori alla soglia, non riusciamo a comprendere come possa essere dato parere favorevole alla realizzazioni delle centrali. Questo grave atteggiamento di minimizzare il tutto e l’approssimazione e la superficialità quando si parla di rischi per la salute, è una nota distintiva dell’operato degli esperti, per cui si arriva poi a scelte di questo tipo che devono farci riflettere ancora una volta. Gli enti preposti hanno dinanzi un’unica imprescindibile via: quella della bonifica del territorio, se i dati sono quelli di cui si parla. Un’opera di risanamento di tutta l’area che attendiamo, del resto, da molti anni.
I Comitati di difesa dell’area matesina, le organizzazioni, i sindacati, i partiti, i sindaci, le popolazioni della zona sono schierati contro la decisione di continuare i lavori.
12 amministrazioni comunali hanno di fatto impugnato il provvedimento di autorizzazione dinanzi al TAR, diffidando la Regione affinché venga immediatamente bloccato il cantiere di lavoro.
La foto che è girata sul web qualche giorno fa, postata dalla Pro Loco Agorà di Campochiaro, che vede uno dei cervi dell’area faunistica della località Fonte Litanìa di Campochiaro con una maschera antigas che gli copre il volto è il simbolo più eclatante delle manifestazioni di protesta. Rappresenta uno dei quattro cervi (Bonifacio, Tommaso, Cesidia e Quirina) che vivono in zona e che richiamano l’attenzione dei nostri governanti indicando drammaticamente, con questa immagine, ciò che potrebbe accadere se si darà corso alla continuazione dei lavori delle centrali.
A lei, Presidente, e a tutti voi che guidate le scelte di programmazione ambientale, rivolgo un appello accorato come campochiarese e come padre:
LASCIATECI IN PACE! (Antonino Picciano)