Biomassa di Montenero: i molisani sono esposti a grave rischio per la mancanza di controlli sulle polveri sottili

Riceviamo e pubblichiamo
Può accadere solo in Molise che un assessore rispondendo ad una interrogazione anziché soffermarsi sugli aspetti che garantiscono il rispetto delle regole, si esibisce in esternazioni che non hanno alcun pregio scientifico o giuridico. Stiamo parlando della Biomassa di Montenero di Bisaccia.  Vicenda di cui si sta già occupando l’Autorità Giudiziaria.
Il D.Lgs.155/2010 è chiarissimo:
“Nelle zone e negli agglomerati in cui i livelli degli inquinanti di cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c) e d), superano la rispettiva soglia di valutazione superiore, le misurazioni in siti fissi sono obbligatorie e possono essere integrate da tecniche di modellizzazione o da misurazioni indicative al fine di fornire un adeguato livello di informazione circa la qualità dell’aria ambiente…” (art. 5, comma 2)
L’ assessore all’ambiente non dovrebbe tacere in riferimento a:
1) la predetta lettera d) richiama l’ormai ben noto PM2,5;
2) nel progetto di zonizzazione del Molise il Comune di Montenero di Bisaccia è inserito nella zona IT 1404, e cioé in un’area per la quale sono IGNOTI i livelli del PM 2,5, dei metalli e del B(a)P, e, pertanto l’ ARPAM e la Regione Molise hanno IPOTIZZATO, per un principio cautelativo, il SUPERAMENTO delle soglie di valutazione superiore previste dal D. lgs. 155/2010. Ne deriva, anche ad una distratta lettura, che l’ OBBLIGATORIO monitoraggio del PM 2,5 può avvenire SOLO con impianti di misurazione IN SEDE FISSA.  In nessuna parte del Molise si registra un simile monitoraggio, con conseguente grave esposizione a rischio di una parte indifferenziata di popolazione.
Invece nel Piano Regionale Integrato per la Qualità dell’ Aria Molise (P.R.I.A.Mo.) ARPA Molise ancora afferma che il PM 2,5 viene monitorato con un centro mobile. Ciò avviene in palese violazione di legge.
In definitiva: tutte le omissioni per le quali il Ministro dell’ Ambiente ritenne di diffidare la Regione Molise sono ancora in essere, e ciò significa che i molisani sono esposti a grave rischio proprio per la mancanza di controlli sulle polveri sottili.

La riprova che a livello di tutela dell’ ambiente, e quindi della salute pubblica, nella nostra Regione si procede senza alcuna cognizione di causa la si ha proprio dalle parole dell’assessore Facciolla acriticamente recepite dal consigliere Di Pietro.  Infatti si dice che l’ azienda è in regola con la legge in materia di emissioni (che vengono monitorate dalla stessa azienda “con affiancamento del personale di ARPA Molise”).
E’ evidente che i due ignorano completamente (o fanno finta) che TUTTO il sistema normativo del controllo dello stato di qualità dell’ aria-ambiente prende in considerazione il CARICO COMPLESSIVO degli inquinanti presenti in atmosfera, e non solo il risultato della singola azienda che , necessariamente, deve garantire il rispetto dei limiti di legge (e ci mancherebbe altro!).
Resta il fatto che, addirittura nel 2016, la Regione Molise non è in grado di fornire informazione ai cittadini in merito a pericolosi inquinanti che la legge OBBLIGA di monitorare.
E per inciso, l’assessore dovrebbe ricordare che se ipotizza il superamento delle soglie superiori di PM2,5, metalli e B(a)P NESSUNO può garantire che quel superamento sia già oltre la soglia di informazione o, addirittura, di allarme (art. 14 D.Lgs.155/2010).
Ora alcune interrogazioni a voce alta le rivolgiamo noi con l’invito a rispondere direttamente ai cittadini:
– Perché la nostra richiesta di installazione di due centraline in sede fissa nell’ultima seduta di Consiglio (con i soldi della compensazione ambientale che non si trovano) è stata bocciata dall’amministrazione Travaglini?
– Perché l’impianto continua ad operare incessantemente pur senza autorizzazione unica?
– Perché la Regione Molise non convoca la Conferenza di Servizi per pronunciarsi sulla nuova autorizzazione unica mentre negli ultimi otto mesi ha cambiato 4 dirigenti del settore energia competente al rilascio?
– Perché il Sindaco si è rifiutato di sospendere l’attività della biomassa anche quando è stato messo di fronte al superamento dei limiti delle emissioni?
– Perché dopo il superamento della soglia sono stati fatti controlli in totale difformità rispetto alla normativa e addirittura in conflitto tra controllore e controllato?
– Dove e quando è stato rispettato l’obbligatorio principio di precauzione al fine di prevenire le ricadute per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente?
Le rassicurazioni accorate di Di Pietro non sono altro che un tentativo di “mettere il gatto dentro al sacco”.
Perciò la gente ora è più allarmata di prima.
Non tanto per le parole, crediamo, ma per il suo modo di porsi.
Invece ci vogliono risposte serie e senza omissioni.
Anzi possibilmente fatti concreti!

Gruppo Consiliare MonteneroVince

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