Bene i bandi sull’area di crisi complessa ma si prosegua il negoziato col Governo

Il 16 maggio 2013 in uno dei primi confronti al Ministero dello Sviluppo sulla crisi delle principali aziende molisane proposi l’avvio dell’istruttoria prevista dall’art.27 della legge 134 del 2012 suscitando dubbi applicativi, difficoltà operative ed impedimenti amministrativi. Le perplessità erano generalizzate, non esistevano precedenti, mancavano ancora i decreti attuativi della legge 134 approvata da meno di sei mesi e non c’erano esempi concreti a cui ispirarsi per coinvolgere in positivo le forze sociali, le amministrazioni locali ed il territorio. L’incredulità si sommava alla battute sull’inutilità dei tavoli di confronto e ci volle più di un anno per sottoscrivere il 7 agosto 2014 il Patto sul “Molise che non si Arrende” con sindacati, organizzazioni imprenditoriali, comuni, province, associazioni e ordini professionali. Per convincere i colleghi più riottosi e piegare le resistenze degli ignavi furono determinanti la Marcia sul Lavoro conclusa a fine giugno da Susanna Camusso e l’intervento all’Università di Papa Francesco del 5 luglio, ma l’istruttoria nazionale prese un altro anno ed il Ministero dello Sviluppo adottò il Decreto sul riconoscimento dell’area di crisi complessa esattamente il 7 agosto 2015. Il tavolo tecnico interministeriale sul Molise venne insediato solo ad autunno inoltrato ma sia i rappresentanti del Ministero del Lavoro che dovevano offrire un contributo sulla ricollocazione occupazionale dei 3 mila addetti ex-ITR, ex-GAM e dell’indotto metalmeccanico, e sia i rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture che dovevano pianificare interventi tesi a modernizzare il sistema dei trasporti su ferro, della viabilità e della connessione digitale veloce mostrarono scarso interesse per la stesura dell’Accordo di Programma ex.art.27 legge 134/2012. Il lasso temporale intercorso successivamente ha scontato i troppi passaggi burocratici e l’oggettiva fragilità politica del nostro territorio, ma nonostante tutto e pur se con un ritardo grave, va salutata con soddisfazione la pubblicazione dei bandi per incentivare le imprese locali e sostenere l’occupazione nel distretto produttivo Bojano-Isernia-Venafro. E’ importante mobilitare il territorio per far pervenire un elevato numero di progetti di investimenti al fine di chiedere al Governo di appostare risorse aggiuntive per lo sviluppo locale. La carenza di domande di investimento indebolirebbe la posizione del Molise e pregiudicherebbe il prosieguo del negoziato. Questa è una fase molto delicata per le zone interne italiane e in particolare per le aree montane e collinari del Mezzogiorno, già svantaggiate per carenze infrastrutturali di base, spopolamento e assenza di servizi adeguati. Com’è noto il Governo, anziché rafforzare le misure di intervento, le agevolazioni fiscali e gli incentivi nelle aree di crisi ai sensi della legge 134 del 2012, ha avviato la sperimentazione delle ZES, Zone Economiche Speciali, che come presupposto indispensabile necessitano di un sistema portuale attrezzato. Nulla questio sul nuovo strumento e speriamo che si rivelerà efficace e darà una spinta alla ripresa economica delle zone costiere, ma è evidente che una parte delle imprese disposte ad investire potrebbe essere attratta da sconti fiscali e da una collocazione orografica migliore a ridosso di autostrade, ferrovie e porti, anziché in territori difficilmente raggiungibili. Per queste ragioni è opportuno spronare le aziende ad investire sull’asse produttivo Bojano-Isernia-Venafro, in modo tale che si possa riprendere e rilanciare il negoziato col Governo sollecitando nuovi appostamenti finanziari, incentivi aggiuntivi finalizzati alla ricollocazione dei lavoratori espulsi dalle filiere del tessile, dell’avicolo e dell’indotto metalmeccanico, e  nuove infrastrutture di base per migliorare i collegamenti ferroviari, stradali e la connessione digitale di un territorio che copre gran parte del Molise.

Michele Petraroia

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