Nel giardino di villa Inclinata a Termoli, sede dei Cantieri Creativi, si è svolta la decima edizione del simposio di San Lorenzo. Con il coordinamento di Antonietta Aida Caruso, presidente dei Cantieri Creativi, hanno musicato il pianista Valerio Santoro, il flautista Luca
Mastrogiuseppe il chitarrista Antonio Narducci e il suonatore del bastone della pioggia Carlo Di Giannantonio; hanno declamato versi le poetanti Lina Ambrosio, Adelmina Di Cienzo, Rossella de Magistris e l’attrice Franca Sciarretta, che ha declamato le poesie di Maria
Carmela Mugnano e di Maria Pia Latorre. Hanno esposto le pittrici Lorella Ragnatelli e
Mariangela Regoglioso.
Le stelle in realtà, non si sono viste. Ma le stelle sono state gli artisti che hanno onorato la serata più rappresentativa dei Cantieri Creativi con le loro produzioni pittoriche, poetiche e musicali.
Un breve commento critico sulle opere visive: Lorella Ragnatelli dipinge un figurativo improntato su un forte realismo, sorretto da grande
abilità tecnica nella resa del corpo umano.
Dipinge ad olio manifestando un virtuosismo manieristico, per le pose ardite, e caravaggesco, per gli effetti di luce ed ombra. Non solo costruisce i corpi avvalendosi dell’ ottima conoscenza dell’anatomia che possiede, ma queste figure sono rese in pose complesse e articolate ad elementi simbolici che racchiudono il significato del quadro.
Le sue tele suscitano Stupore e meraviglia, intrigano l’osservatore sul senso, suscitano una riflessione, producono un’emozione. Può essere malinconia, tormento, prigionia… Non è il suo lavoro un voler emulare i grandi del ‘600 ma una interpretazione del classico in chiave contemporanea.
I riflessi cangianti nei vetri acrilici di Mariangela Regoglioso, i segni fluidi realizzati in paste di piombo, smalti, acrilici, cere, rivelano un lavoro d’investigazione sulla luce. Questa viaggia sulla linea guizzante e viva, insieme a colori spesso iridescenti che ne esasperano lo slancio su superfici levigate e trasparenti come l’anima. Una sorta di elettrocardiogramma del cuore.
Questa linea è fisica ma rimanda a quella interiore. Da essa si leva una domanda: perché la vita non è abbastanza soffice, fluida, straordinaria? Perché è banale? Perché non è amore?
Amore sì, amore per la bellezza che manca, amore per il prossimo, amore per l’uomo che si ama e dal quale si è o non si è riamati. Dalla domanda di fondo s’insegue la luce e la si capta, come s’inseguono i propri sogni e i propri perché.
Il segno dunque conduce il gioco, si ferma per un attimo, un attimo solo sulla materia leggera del plex. E poi l’ispirazione lo fa proseguire o lo lascia andare. Un procedimento dinamico e fluido il suo. Vederla cambiare, quella luce, a formare tracce di volti, di gesti, di impeti verso un misterioso daimon. Ne derivano composizioni distillate di amore e dolore, d’istanti stretti, afferrati e poi lasciati, simboli di momenti vissuti, momenti ricercati, persi nella memoria. Nascono così creature fragili e splendenti che lasciato impressioni dentro frammenti di azzurri iridescenti, rossi, argenti e filamenti d’oro fulgente.
Nella serata le diverse espressioni artistiche hanno generato un momento di piacevole risonanza emotiva, riflessiva e gustativa.