E’ partita da Trivento, la ristrutturazione interna che Coldiretti Molise sta attuando nei propri uffici territoriali a sostegno delle esigenze e necessità tanto dei Tesserati quanto della società civile. Nel corso di una affollatissima assemblea, tenutasi nel comune dell’Alto Trigno, l’Organizzazione ha raccolto problematiche, opinioni e suggerimenti sulle molteplici necessità del territorio, nell’ottica di un sempre maggiore sostegno alle imprese ed alla collettività. Durante l’animato dibattito che si è sviluppato, i vertici regionali di Coldiretti, guidati dal direttore regionale Aniello Ascolese, hanno avuto modo di fare il punto della situazione su una realtà, quella del Molise interno, che soffre di una serie di criticità non più trascurabili o rinviabili.
A cominciare dai danni da fauna selvatica, passando per la mancanza di infrastrutture, gli imprenditori hanno dipinto un quadro a tinte fosche sulla realtà socio-economica e imprenditoriale dell’area che sta mettendo a durissima prova il settore primario. Numerose sono, infatti, le aziende agricole e zootecniche della zona che ormai da anni lavorano in condizioni di estrema precarietà. Solo per fare qualche numero sono oltre 60 le aziende, fra agricole e zootecniche, che negli ultimi anni sono state costrette a chiudere. Le cause sono quelle ben note a tutti, dunque anche alle Istituzioni che, pur nella drammaticità del momento, continuano a fare solo annunci senza attuare interventi concreti e risolutivi.
Come denunciato ormai incessantemente da mesi da Coldiretti, i danni da cinghiali stanno ormai strangolando le aziende, impossibilitate a coltivare i campi a causa delle continue violente incursioni di ungulati che distruggono le colture prima ancora che si possano raccogliere. E’ questo il caso del mais come delle patate o legumi che vengono utilizzati dalle aziende zootecniche per alimentare gli animali, sia da latte che da carne, con conseguente aggravio di costi per le aziende, costrette ad acquistare quello che potrebbero tranquillamente produrre in loco se non vi fosse il problema sopra citato.
Questa situazione causa un duplice gravissimo danno: innalzamento dei costi di produzione e perdita del valore collegato alla piena tracciabilità del prodotto finale, sia esso carne o latte. Se poi a ciò si aggiungono la criticità infrastrutturali, in primis la viabilità e la carenza di servizi pubblici, il danno assume proporzioni ancor più gravi. Infatti, molti imprenditori denunciano che anche per gli approvvigionamenti aziendali spesso hanno difficoltà, in quanto le aziende contattate per l’acquisto di beni strumentali necessari allo svolgimento dell’attività imprenditoriale, si rifiutano di portare il carico a destinazione per la precarietà della rete stradale.
Va da se che ciò comporta un impoverimento di tutta l’economia dell’area già messa a dura prova dalla crisi: le imprese chiudono, i posti di lavoro diminuiscono e di conseguenza lo spopolamento delle aree interne aumenta sempre più. Ma non è tutto. “Quando chiude un’azienda – osserva il direttore Ascolese – viene automaticamente a mancare anche il controllo e la manutenzione del territorio che da sempre gli agricoltori prestano a titolo gratuito a beneficio dell’intera collettività”.
“Coldiretti, – prosegue Aniello Ascolese – offrendo molteplici attività di servizi ed assistenza socio previdenziale tramite il proprio patronato EPACA, sostiene non solo il mondo agricolo ma l’intera comunità locale ed ha dunque il polso di una situazione che, col passare degli anni, sta diventando sempre più insostenibile. La politica degli annunci – conclude il direttore di Coldiretti – è finita. Ora bisogna che la classe dirigente si attivi per risollevare un settore, quello primario, che costituisce la spina dorsale dell’economia regionale e che è l’unico in grado si frenare lo spopolamento, specie delle aree interne, e ridare una spinta all’economia del territorio”.