Diffondere la cultura sulla gestione dell’ emergenza e in particolare le conoscenze teoriche e le abilità pratiche per l’esecuzione di manovre rianimatorie di base anche con l’ ausilio del defibrillatore è stato l’obiettivo del convegno accreditato ECM per medici e infermieri : “Arresto cardiaco: siamo pronti a trattarlo fuori dall’ospedale?” che si è svolto sabato 31 maggio 2014 dalle ore 8.30 alle ore 17.00 presso l’aula Crucitti della Fondazione “Giovanni Paolo II” di Campobasso.
Il Direttore Generale, dott. Gianfranco Rastelli, nell’introdurre i lavori ha sottolineato che la Fondazione promuove a diversi livelli incontri di alta formazione in linea con le proprie finalità istituzionali.
L’evento è stato organizzato dal Dipartimento di Anestesia, Terapia Intensiva e Medicina del Dolore, diretto dalla Prof.ssa Cynthia Barilaro, si è sviluppato nell’arco dell’intera giornata e ha visto la partecipazione sia di personale sanitario che di operatori cosiddetti “laici”.
I numerosi partecipanti hanno imparato a riconoscere e a trattare un arresto cardiaco anche tramite l’utilizzo di manichini per esercitazione con il defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e il massaggiatore automatico (AUTOPULSE). Una sessione è stata dedicata alla rianimazione pediatrica e alle manovre di disostruzione delle vie aeree. L’incontro si è concluso con alcuni cenni sugli aspetti giuridici della rianimazione extraospedaliera.
ll Convegno, patrocinato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Campobasso e dalla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), ha visto la partecipazione del professor Massimo Massetti, Direttore dell’UOC di Cardiochirurgia del Policlinico Universitario A.Gemelli di Roma, che nella sua lectio magistralis ha parlato di nuovi scenari e tecnologie avanzate nel trattamento dell’arresto cardiaco.
Sono più di 60 mila i pazienti colpiti da arresto cardiaco ogni anno in Italia. Nonostante i progressi della medicina negli ultimi due decenni la prognosi di questi eventi cardiaci è rimasta critica, in termini di sopravvivenza e di conseguenze invalidanti.
Per curare in maniera efficace queste patologie con approcci e terapie innovative è importante una stretta collaborazione fra diverse aree specialistiche attraverso un percorso assistenziale integrato.