In Molise, quasi nessuno si è accorto che delle 9 aree di crisi industriale complessa, riconosciute dal Ministero dello Sviluppo, ai sensi dell’art. 27 della legge 134/2012, ben 5 sono nel Centro-Nord ( Livorno, Piombino, Rieti, Trieste e Val Vibrata ) e solo 4 sono nel Sud ( Taranto, Gela, Termini Imerese e Molise Interno ). Regioni in forte sofferenza industriale ed occupazionale come la Campania, la Calabria e la Sardegna, si trovano escluse dai benefici sulla proroga degli ammortizzatori sociali anticipate nell’ultimo confronto nazionale dal Ministro del Lavoro Poletti e riferite alla durata della cassa integrazione e alla misura di 500 euro mensili da erogare per 12 mesi ai lavoratori a cui scade l’indennità di mobilità. Smentendo tutte le Cassandre che ridicolizzavano la richiesta di accedere al riconoscimento dell’unico strumento di politica industriale definito dallo Stato nell’ultimo quinquennio, siamo riusciti ad inserirci in una pianificazione nazionale che ad oggi resta l’unico appiglio per lo sviluppo locale a cui aggrapparsi. Per massimizzare questo risultato bisogna agganciare il Molise alla sperimentazione delle Politiche Attive del Lavoro condotte a livello nazionale per tutti i lavoratori coinvolti nelle 9 Aree di Crisi Industriale Complessa per agganciare la tutela del reddito alle misure orientate alla ricollocazione occupazionale. Serve adottare un provvedimento dirigenziale da recepire con Delibera di Giunta Regionale e trasmettere ufficialmente al Ministero dello Sviluppo e al Ministero del Lavoro con l’elenco nominativo dei tre mila dipendenti di ITTIERRE, GAM e indotto metalmeccanico, compresi gli addetti dell’indotto ITTIERRE e gli avventizi della GAM.
Ribaltando l’impostazione burocratica suggerita dai funzionari ministeriali e passivamente recepita in Molise, si tratta di partire dall’obbligo di reimpiego per i 3 mila lavoratori espulsi e non da generiche incentivazioni erogate alle imprese e del tutto svincolate dal riassorbimento dei dipendenti dell’ITTIERRE, della GAM e del settore metalmeccanico. Se si assume il diritto al lavoro e un futuro di dignità di chi ha perso l’occupazione, si possono sollecitare finanziamenti ad hoc allo Stato, per ricollocare individualmente ciascuno dei 3 mila lavoratori appostando almeno 30 mila euro per ciascuno di essi. Se non si compie questa scelta, con coraggio e determinazione, sussiste il rischio che il Molise svuoti le potenzialità del Decreto di riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa del 7.08.2015, limitandosi ad esaltare i soli incentivi alle imprese gestiti da INVITALIA e le ricadute positive della proroga delle politiche passive con l’allungamento temporale degli ammortizzatori sociali. Al contrario quel riconoscimento deve farci alzare lo sguardo ed essere il presupposto per avanzare richieste di modernizzazione infrastrutturale fondamentali come l’elettrificazione della tratta ferroviaria Campobasso-Roma compresa la diramazione per Benevento dove corre l’alta velocità sulla linea Napoli-Bari con la possibilità di veicolare il traffico merci a basso costo, sia verso i porti di Napoli e Salerno sul Tirreno, che in direzione dei porti di Bari – Brindisi e Taranto, sulla dorsale Adriatico-Ionica.
Michele Petraroia