A poche settimane dal voto le ragioni del si e del no sono ormai note agli elettori; meno quelle dei partiti, e questo per effetto di una informazione calibrata solo sulle dichiarazioni dei maggiori leader. Questa considerazione è ancora più valida per l’area di centro, che si è oramai frantumata in partitini e movimenti, forzatamente lontani dal progetto di formazione di un grande centro moderato, alternativo rispetto ai due poli di destra e di sinistra. Appunto perché frastagliate, le posizioni dei centristi sono meno note e perciò portano un po’ di confusione.
La nostra scelta – sottolineano Sabusco – capogruppo dell’UDC in Consiglio Regionale – e Teresio Di Pietro, Segretario Regionale dell’UDC, in linea con la segreteria Nazionale del Partito, – è per il NO su un progetto di riforma che poco ci convince e che costituisce un ostacolo anche per il futuro politico di una area di elettori che perderà di rappresentatività politica se dovesse prevalere il si.
La legge elettorale renziana, ma anche a ben vedere la riforma costituzionale ora sottoposta al referendum, rendono sempre più impraticabile il progetto politico dell’area di centro e penalizzano il potenziale rappresentativo di un vasto elettorato moderato, ancora forte in Italia, che sarà costretto sempre più a chiedere ospitalità in case della politica che non gli appartengono e quindi non lo rappresentano bene e con coerenza.
Noi abbiamo il dovere, e l’interesse politico, a contrastare sia la riforma elettorale che la nuova legge elettorale e tentare nello sforzo, di riportare la politica sui corretti binari delle idee e del progetto di società in cui l’Elettore è al centro di qualsiasi decisione, Il no al referendum è l’occasione unica, irripetibile per impedire la progressiva degenerazione dell’ordinamento politico e istituzionale, un deterioramento ora nei fatti e che verrebbe poi costituzionalmente sancito con la riforma sottoposta al referendum.
Come rappresentati dell’UDC coerentemente a quanto chiesto al nostro Segretario Lorenzo Cesa, invitiamo a votare NO al referendum, per rimanere coerenti con le nostre idee politiche, per contrastare la ratifica con legge costituzionale della degenerazione del sistema di principi, di valori, di istituzioni che hanno dato all’Italia benessere e democrazia. I più grandi costituzionalisti italiani, di ogni provenienza ideologica e politica, si sono schierati per il NO, ognuno con le proprie ragioni e idee, ma tutti concordi che ci troviamo di fronte ad una pessima riforma, che è pericolosa e degenerativa, e che non risolve alcuno dei veri problemi delle nostre istituzioni e della nostra società.
La Costituzione o la sua riforma non si scrive a pezzi e bocconi e non si riforma a pezzi e bocconi, perché si aprono inevitabilmente falle, incoerenze, contraddizioni che ne minano la tenuta e funzionalità.
Abbiamo il dovere e il compito di non complicare una situazione politica e sociale già delicata, e che ci porterebbe, se il si dovesse prevalere, molti futuri guai, soprattutto per quanto riguarda i maggiori poteri del capo del Governo che non trovano adeguato contropotere in un Parlamento depotenziato. In tutte le democrazie i maggiori poteri dell’Esecutivo marciano sempre di pari passo con il rafforzamento delle prerogative del Parlamento.
Non facciamoci irretire dalla stupida propaganda che il NO equivarrebbe a una Brexit, che l’Europa e i mercati ci punirebbero perché sono per il si. L’Europa guarda quasi esclusivamente al bilancio dello Stato e al debito pubblico; i mercati hanno una loro intelligenza, e certamente non si fanno condizionare da poche regole scritte peraltro male e che intaccano solo la superficie, lo smalto del sistema, quando invece sono importanti una giustizia equa e funzionante, una pubblica amministrazione efficiente, banche solide, credito agile, economia in ripresa, tasse ed evasione, poche leggi e chiare, cioè il complesso fondamentale di vita quotidiana della collettività, che per riavviarsi ha bisogno di investimenti e lavoro, di meno finanza e più impresa.
Il NO al referendum è l’occasione per evitare nuovi danni, per fugare le illusioni di tutti coloro che pensano che dopo la riforma tutto è a posto e non c’è più bisogno di nulla. Con il NO torneremo nella realtà, potremo guardare nuovamente in faccia i problemi da affrontare non con le chiacchiere e la propaganda, ma con i fatti e sui problemi veri della nostra attuale situazione, e che non sono certamente quelli del CNEL, della Provincia, del Senato delle Autonomie, di un pasticciato nuovo Titolo V., ma quelli del condizioni essenziali per la ripresa economica, per il lavoro e per un rinascita della sicurezza sociale.
Teresio Di Pietro, Segretario regionale UDC
Giuseppe Sabusco, Capogruppo Consiglio regionale UDC