Due ragazzi si vedono, si piacciono, si incontrano, si frequentano, si coinvolgono, vivono una dimensione di coppia e poi arriva il momento in cui uno dei due dice all’altro: “teniamo a bada i sentimenti”. Perché si devono tenere a bada i sentimenti? Si chiederà l’altra persona e mi chiedo anche io…
Perché, con delle ottime premesse di continuità relazionale, con delle buone basi per una progettualità condivisa qualcuno arriva a dire qualcosa che sta a significare: non lasciamoci coinvolgere più del dovuto?
“Teniamo a bada i sentimenti” potrebbe diventare la frase chiave delle relazioni moderne.
Potrebbe addirittura trasformarsi in un hastag: #teniamoabadaisentimenti tanto è frequente e condiviso il suo utilizzo, cosi che relazioni seppure promettenti, siano inevitabilmente destinate a vivere il tempo necessario per una veloce consumazione sullo stile fast-food, in cui il business punta più che sulla qualità dell’offerta, alla rapidità della consumazione del cliente che deve lasciare il posto dopo aver mangiato, a nuovi avventori pronti ad investire cifre modiche per trovare la soddisfazione che li sazi, almeno momentaneamente, in attesa di un nuovo turno, di un nuovo desiderio.
Bauman, un noto sociologo contemporaneo scomparso di recente, relativamente ai legami affettivi ed alla società odierna in cui questi si muovono, parla di liquidità.
Per Bauman la liquidità delle relazioni è figlia dell’instabilità della società che cerca soddisfazioni immediate in tempi brevi e la possibilità di stringere legami non troppo stretti in modo che possano essere sciolti facilmente ed allo stesso modo riallacciati con altri. Questo concetto è ripreso anche da un noto psicanalista contemporaneo, Recalcati, egli scrive:”L’amore «per sempre» non è di moda e viene spesso dileggiato, surclassato dall’idea più libertina che ogni amore nasce a scadenza e ogni amore incontrerà prima o poi la sua agonia.”
Un amore liquido ed a scadenza, nasce dalla profonda solitudine, dalla paura di abbandono e dall’ isolamento che, paradossalmente nel tempo delle iperconnessioni, sempre più persone si ritrovano a vivere.
Secondo lo psicanalista (e come dargli torto) esistono due «menzogne» fondamentali a cui l’uomo si ostina a credere: la prima è quella della libertà. Nel nostro tempo sembra che la cosa più importante sia essere autonomi ed affermarsi senza guardare in faccia a nessuno, seguendo l’illusione che il successo, la realizzazione, la soddisfazione dei propri bisogni siano alla base e vengano prima di ogni cosa ed ogni persona.
La seconda è nell’equivalenza tra nuovo e felicità. Questa idea vorrebbe individuare il benessere in ciò che ancora non si possiede: una nuova esperienza, una nuova sensazione, una nuova relazione, una persona nuova.
Così, libertà e novità, versatilità, accumulo di esperienze, scegliere quello che piace adesso, possibilità di cambiare spesso, divengono, anche in amore, elementi da cui non si può prescindere per essere felici. Tuttavia la ricerca compulsiva del nuovo e di tutto quello che da esso ne viene, non è libertà, ma è estrema schiavitù che si mostra mascherata e così facendo illude la nostra vita.
“Teniamo a bada i sentimenti” da frase simbolo delle relazioni 3.0 diventa così la manifestazione di quanto, l’odierna società ci stia rubando il tempo e la bellezza di vivere nella progettualità che costruisce piuttosto che nell’ instabilità che distrugge e non getta le fondamenta.
Bauman scrive: “L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana.”
Quindi, perché ad un certo punto qualcuno dice: #teniamoabadaisentimenti?
Appunto perché “L’amore richiede tempo ed energia”, oppure per timore di un impegno esclusivo, del “per sempre”, per la paura paradossale di restare soli, di restare scottati, di soffrire o di perdere un’occasione migliore.
Ci illudiamo, ci giustifichiamo e così perdiamo l’occasione reale di essere felici, di crescere e maturare, di camminare in due e vivere la realtà che, se si affronta, non è mai tanto drammatica come la immaginiamo.
La vera libertà e la vera novità sta nel darsi la possibilità di lasciarsi andare all’incontro con l’altro, magari avvenuto «per caso», ma che genera, nell’ ottica fertile all’amore, un “ancora” cioè la ripetizione e la possibilità, che quel che è successo per caso, succeda ancora ed ancora una volta, fino a “per sempre” senza tenere nulla a bada se non la paura che ci impedisce di prendere il largo.
dott.ssa Antonella Petrella, psicologa- psicoterapeuta