di Mariateresa Di Lallo e Tina Piano*
Continua il nostro viaggio in Molise, facendo scoprire angoli per lo più ancora sconosciuti, m capaci di regalare emozioni uniche. Una giornata per rigenerare mente e fisico non può che essere vissuta in Alto Molise e precisamente lungo sentieri verdi di montagna.
Partiamo da Carpinone in provincia di Isernia.
Carpinone / VIDEO Cascata
Santa Maria del Molise/ VIDEO Cascata
Il nome dell’abitato deriverebbe dal fiume Carpino che costeggia il centro, altra ipotesi è che potrebbe derivare dalla pianta Carpinus. Il centro fu fondato nell’VIII secolo dai Longobardi e incluso nel ducato di Bojano. Secondo un documento dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, tuttavia, la fondazione sarebbe del 982, castello stante sotto il potere dell’abate Giovanni di San Vincenzo.
Il centro del paese di una doppia fortificazione muraria di diverse epoche, aventi un perimetro a forma di U, che si adatta alla conformazione della roccia sopra cui sorge il borgo stesso; la parte nord della roccia risulta inaccessibile, da cui questa disposizione a doppio braccio delle case. La prima cinta è posta a difesa del castello Caldora, e di un gruppo di case della cosiddetta “cittadella”. La seconda ingloba una zona che si trova a confine con l’abitato moderno dell’Ottocento. Tra queste due cinte murarie si sviluppa il borgo carpinonese, le stradine sono in pietra, le case rivestite di lisce, i vicoli conservano l’antico aspetto medievale.
Chiese e arte:
Chiesa madre di Santa Maria Assunta
Fu eretta nel XVI secolo sopra un’antica cappella dedicata all’Arcangelo Michele; ebbe un restauro nel 1725 e poi dopo il sisma del 1805, sicché fu ricostruita in stile neoclassico. Ha pianta a tre navate, alta 10 metri, con abside semicircolare e transetto rialzato, raccordato a padiglione. Il campanile risale al 1725.
Chiesa di Santa Maria di Loreto
Fu eretta nel 1610 da Biagio Martella, presso un’antica chiesa del 1356. Si narra che la Madonna gli apparve in sogno e gli indicò il luogo sopra cui edificare la nuova chiesa. Essa è a navata unica, in fondo vi è l’altare maggiore con la scultura della Vergine. Ai lati ci sono due cappelle, della Sacra Famiglia e di San Leonardo: il soffitto della volta è in legno intagliato e dorato, con accenni di azzurro turchese. Il campanile è a torretta.
Castello Caldora
Il castello fu eretto nell’XI secolo, a forma di pentagono irregolare, delimitato da 5 torri, sopra il burrone che dà sul fiume Carpino. Nel 1223 per volere di Federico II di Svevia il castello fu distrutto da Ruggero da Pescolanciano e ricostruito poi nel XIV secolo dalla famiglia d’Evoli. L’entrata al castello era difesa in passato dal ponte levatoio e da una porta che dava sul cortile, tirata da catene. Al suo interno si trovano il cortile centrale del piano terra, le stanze delle scuderie, i magazzini e gli alloggi della servitù. Il piano nobile era costituito da ambienti di rappresentanza, resi confortevoli già all’epoca di Jacopo ed Antonio Caldora, al fine di accogliere gli emissari e i sovrani; vi era anche una cappella gentilizia. Il castello oggi è alquanto modificato, soprattutto negli esterni, a causa dei rifacimenti dopo i terremoti del 1456 e del 1805.
La Cascata del Carpino:
Dalla Piazza del paese si accede al percorso naturalistico che porta alle “cascate” una pù imponente, l’altra più piccola. Imboccando il sentiero si è pervasi dal runore dell’acqua, dal profmo di terra umida di bosco, e da una leggera brezza. Il percorso si inerpica, come natura vuole, tra rocce , terra ed alberi. Pian piano che si avanza ci si immerge nel cuore di un bosco verde, e si iniziano a notare scorci della cascata. Arrivati in prossimità lo spettacolo dell’acqua, le cui goccioline si sentono sul viso. non si può che sostare, ammirare ed ascoltare il suono della natura.
Un altro piccolo sentiero scende ai piedi della cascata per poter ammirare la seconda che si perde nel verde del bosco.
Un cammino che rigenera, si torna indietro con immagini ben impresse di uno spettacolo naturale, incontaminato.
Si prosegue a circa 15 minuti per arrivare in un altro borgo altomolisano Santa Maria del Molise.
Il centro originalmente, nel Medioevo, era diviso in due nuclei: Sant’Angelo in Grotte e Santa Maria. Il territorio era già popolato dai Sanniti, successivamente il paese fu ricostruito dai Longobardi nel VI secolo d.C., con l’edificazione del castello nel feudo di Sant’Angelo; oggi scomparso. Il feudo venne chiamato Sant’Angelo dalla nobile famiglia, che prese il nome dalla devozione per San Michele.
Chiese e monumenti:
Chiesa di San Pietro in Vincoli: si trova nel vecchio abitato di Sant’Angelo in Grotte, preziosa testimonianza del Medioevo nel centro. Probabilmente risale alla fondazione longobarda del castrum, ma fu restaurata nel XIV secolo con un prezioso ciclo di affreschi, intorno al 1350, dedicato alla raffigurazione delle “Sette Opere della Misericordia”, leggibile da destra verso sinistra. Presso la chiesa, incavata in una grotta, scorre una sorgente benedetta, legata alla leggenda di San Michele Arcangelo, il quale avrebbe indicato ai Longonardi il luogo di fondazione proprio lì.
Chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo: chiesa principale del nuovo abitato di Santa Maria, ricostruita dopo il 1805 presso un’area dove sorgeva un monastero dei Celestini. La chiesa ha aspetto neoclassico, con pianta longitudinale rettangolare, con un principale corpo, che verso l’abside si riduce di dimensione mediante un secondo blocco attaccato; la facciata è tipicamente dello stile ottocentesco, suddivisa da quattro paraste, con un timpano triangolare superiore. Il campanile laterale è una torre con cuspide a piramide e ospita un concerto di 4 pregevoli campane, di cui la grande fusa dalla celebre fonderia Marinelli di Agnone nel 1923. L’interno a stucchi è a navata unica con volta a botte e paraste contraffortate che dividono il perimetro dei due lati in cappelle.
Avvicinandosi al centro dell’abitato si attraversa una zona particolarmente suggestiva, perché segnata da una serie di piccoli canali d’acqua, che danno origine al fiume Rio, uno dei principali affluenti del fiume Biferno, e che probabilmente sono alla base dell’antica denominazione del paese, detto infatti Capo d’Acqua.
Cascata:
Prima di arrivare in paese ci si imbatte subito nella “Cascata”, conosciuta come “cascatelle nel Parco dei Mulini”, il nome del parco è dovuto proprio alla presenza di antichi mulini che un tempo avevano la funzione di approvvigionamento idrico del paese. Le cascatelle incantano, una sosta è doverosa, e fotografando il complesso delle cascatelle ci si accorge di aver fotografato un quadro, ma vivente, con interminabile fluire dell’acqua. Non ci si stanca di sedersi sull’erba ad ammirare lo scorrere dell’acqua.
La nostra regione, non mi stanco di scriverlo, è uno scrigno colmo di ricchezze, che sono lì da millenni, custodite a volte gelosamente, ma ancora troppo sconosciute. Molisani impariamo a conoscere e valorizzare noi per primi il nostro territorio, un progetto turistico ha bisogno necessariamente della cultura della conoscenza, della valorizzazione, della ricezione e della diffusione. Io non mi stanco di ammirare le tante meraviglie che mi circondano ….(MDL)
*Di Lallo -giornalista, ricercatrice ed esperta di tradizioni popolari del Molise
*Piano -ideatrice del progetto e marketing -Terminus